Libia. Uomini armati circondano i palazzi governativi

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Man mano che ci si avvicina alla data delle elezioni, frutto di una serie di equilibri e di compromessi elaborati dalla diplomazia internazionale, cresce la tensione in Libia. Nei giorni scorsi alcune realtà tribali sono riuscite ad ottenere lo spostamento della consultazione elettorale al 2022 per quello che riguarda il loro territorio, e oggi anche milizie armate ritengono necessario procrastinare tale data. Tuttavia per la comunità internazionale, come pure per buona parte dei libici, il 24 dicembre sarà il giorno delle elezioni e non si potrà spostare, anche perché il rischio è quello di far ripiombare il paese nel caos se non nella guerra civile.
Nelle ultime ore uomini armati della potente tribù di Misurata hanno circondato alcuni edifici governativi a Tripoli tra cui l’ufficio del premier Abdul Hamid Dbeibah e il palazzo del governo, ma al momento non si hanno notizie di scontri. Smentita la notizia di un tentativo di golpe in corso: tutto sarebbe partito dall’iniziativa del presidente del Consiglio presidenziale, Mohammed al-Menfi di sostituire il generale a capo della guarnigione di Tripoli, il controverso Abdul Basit Marwan accusato di aver avuto la mano pesante nella guerra contro Khalifa Haftar, e di nominare al suo posto il più moderato generale Abdel Qader Mansour.
Intanto salgono le quotazioni di Saif al-Islam Gheddafi, figlio del defunto rais, anche lui tuttavia inquisito dalla Corte penale internazionale per presunti crimini commessi nel 2011.