Libri. Recensione a Gabriele Abbondanza, “La geopolitica dell’Australia nel nuovo millennio” – Aracne ed. 2012 –

a cura di Rocco Sedona

abbondanza fuori“L’idea di stabilità che l’Australia possiede è fortemente influenzata dalla propria storia e dalla propria posizione geografica: essere un paese ricco, occidentale e sottopopolato in una regione povera, frammentata e sovrappopolata incide fortemente sul concetto di sicurezza nazionale”.  Così Gabriele Abbondanza apre il paragrafo dedicato al tema della sicurezza nel suo libro “La geopolitica dell’Australia nel nuovo millennio”, sottolineando la peculiarità del paese down-under, culturalmente, economicamente e  militarmente legato alla madrepatria Gran Bretagna e allo storico alleato americano, ma una spinta sempre crescente all’Oriente, alle nuove fucine del mondo, Cina e India in testa, delle quali è colonna portante e base fondamentale nell’alimentazione della loro fame di materie prime. L’autore introduce in dettaglio gli elementi più importanti della politica estera australiana, spaziando dalla formazione dello stato alle azioni di stabilizzazione compiute nell’area passando attraverso gli interventi militare della Seconda Guerra Mondiale, della Corea e del Vietnam (ebbene sì, anche l’Australia ha partecipato a quel tragico evento) fino ai recenti impegni nei Balcani, in Afghanistan ed in Iraq, prendendo sempre parte con fermezza e decisione alla guerra al terrore al fianco degli Stati Uniti d’America e del Regno Unito. Ma è forse la questione delle politiche intraprese dai governi australiani volte a stabilizzare l’area a ridosso dei confini ad interessare maggiormente il lettore, e qui si sofferma in maniera particolare l’attenta analisi di Abbondanza. Negli anni ’90 è stato coniato il termine arco di instabilità , in riferimento alla fascia di territori che cinge l’Australia da nord-ovest a nord-est: Indonesia, Timor Est, Papua Nuova Guinea, Isole Salomone, Isole Fiji, Tonga e Nauru. Proprio su questi paesi l’Australia ha dimostrato un interesse costante mirato a garantire la sicurezza del territorio nazionale, preservandolo da pericolose escalation di violenza alle sue porte, con la volontà però di agire nel pieno della legalità e della correttezza rispetto alle risoluzioni dell’ONU operando col massimo rispetto verso il principio di autodeterminazione dei popoli. I governi di Canberra non si sono mai sottratti dall’intervenire in situazioni potenzialmente esplosive, come nei casi di Timor Est e Papua Nuova Guinea, garantendo nell’area una sotrta di “pax australiana”. L’analisi si sposta poi agli alleati e principali partner commerciali quali la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, maggior investitore nel paese, Giappone, con cui da oltre cinquant’anni intrattiene floride relazioni, la Cina, la cui crescita, nonostante alti e bassi, tensioni taciute e nascoste per via dell’immane flusso di risorse economiche tra i due stati,  è assicurata dall’industria mineraria australiana e l’India, paese con cui condivide il passato di colonia britannica e la comune appartenenza al Commonwealth. Un paragrafo a parte merita la Nuova Zelanda, il paese più affine culturalmente, economicamente, giuridicamente e storicamente, tanto da aver combattuto assieme durante la Grande Guerra battaglie fondamentali quale quella di Gallipoli. Risulta dunque chiara la mission della politica estera australiana, cioè la costruzione ed il mantenimento della stabilità necessaria alla crescita economica a lungo termine e quindi allo sviluppo sociale dell’Australia. È quindi utile l’iniziale introduzione che chiarisce le caratteristiche dell’economia del paese, un welfare state dinamico e competitivo, vicino agli Stati Uniti quanto alla madrepatria, proprio per comprendere da quali basi muova la politica australiana. Conclude il libro un accenno alle questioni interne che indirettamente influenzano la politica estera dell’Australia. L’autore ne individua sostanzialmente tre: in primis la volontà di riparare e ricucire i rapporti con gli aborigeni dopo le tristemente note repressioni effettuate fino alla metà del secolo scorso. Vi è poi la politica per l’immigrazione, aperta per i lavoratori ad alta specializzazione ma severa contro l’immigrazione clandestina (a tal proposito è interessante la policy chiamata Pacific Solution, abrogata di recente dal governo laburista, che aveva lo scopo di bloccare i richiedenti asilo all’esterno del territorio nazionale). In ultimo la questione ecologica, che ha portato negli ultimi anni a ratificare il protocollo di Kyoto e a protestare formalmente con il governo nipponico per la caccia alle balene. In conclusione il lavoro di Gabriele Abbondanza rappresenta uno strumento molto utile per capire le caratteristiche geopolitiche dell’Australia, comprenderne il posizionamento strategico e dunque prevedere il futuro di questa enclave occidentale incastonata nel contesto dell’Asia-Pacifico, col cuore ad Occidente ma con lo sguardo rivolto ad Oriente. Per quanto il libro sia di carattere tecnico, risulta scorrevole e corredato di utili informazioni grafiche e schemi, quindi d’immediato apprendimento.