L’influenza della Cia sulla nascente Europa

di Giovanni Caprara –

Il conflitto russo-ucraino sembra aver prodotto una maggiore unità di intenti fra le nazioni appartenenti alla Ue. Le sanzioni comminate, un aumento pari al 2% del Pil per le spese militari, proposta statunitense inizialmente fortemente osteggiata dall’Europa, l’impulso alla costituzione di una difesa comune e la rinuncia alle forniture russe, sono l’evidente superamento del concetto “Stato” e l’avvicinamento a quello di “Comunità”. L’Unione Europea però pone le sue basi storiche sull’egida degli Stati Uniti, o meglio della CIA.

La Seconda Guerra Mondiale era appena terminata, e gli europei sottostavano al controllo degli Stati Uniti e alla minaccia dell’invasione totale dell’Armata Rossa. In quel periodo di incertezza, nell’autunno del 1948 uno sparuto gruppo di eminenti personalità d’oltre oceano, in assoluta segretezza, diedero impulso all’American Committee for United Europe, l’ACUE, la cui esistenza sarà ufficializzata il 5 gennaio 1949.
Per i suoi primi tre anni di attività elementi di alto rilievo dei servizi segreti Usa erano nei quadri dirigenziali dell’ACUE. Il presidente fu William Donovan, ex OSS e membro di spicco della CIA fino al 1955. Il vicepresidente era Allen Dulles e l’ordinaria amministrazione dell’ACUE veniva controllata dal direttore esecutivo Thomas W. Braden, anche lui proveniente dall’OSS. Braden prese formalmente parte alla CIA come assistente speciale di Allen Dulles alla fine del 1950. Donovan e Dulles erano celebri per il loro lavoro nello spionaggio, e ciò avrebbe potuto ingenerare interrogativi imbarazzanti circa la natura dell’ACUE. Perciò, durante gli anni ’50, Dulles, Braden e infine Donovan, furono succeduti da figure meno celebri. L’ACUE era la branca operativa di un progetto atto a controllare tutto il Vecchio continente per allontanare definitivamente la minaccia del comunismo. Organizzazioni occidentali, non solo agenzie di intelligence, stilarono programmi di operazioni segrete designati sia a indebolire l’influenza sovietica in Europa. Le aree di interesse dell’ACUE si concentravano in particolare nella politica elettorale, nel sindacalismo, e anche sulla cultura e società dell’epoca. I funzionari statunitensi posero come assunto la riunificazione e la stabilizzazione del Vecchio continente, con l’ambizioso progetto di creare gli Stati Uniti d’Europa. Una delle più importanti operazioni segrete degli Usa nell’Europa del dopoguerra, fu il finanziamento del Movimento Europeo, con l’obiettivo di tentare l’unificazione supportando i cinque presidenti onorari del Consiglio d’Europa: Winston Churchill; Paul-Henri Spaak; Konrad Adenauer; Leon Blum e Alcide de Gasperi. Infatti nel 1948 la maggiore pecca del Consiglio d’Europa era nella scarsità di fondi, e l’ACUE l’avrebbe sostenuto economicamente con una cifra, non dichiarata, superiore ai tre milioni di dollari in un arco temporale compreso tra il 1949 e il 1960, provenienti, soprattutto, da fonti governative americane. Il denaro destinato alle formazioni non comuniste in Europa venne erogato, a tutto il 1950, attraverso canali non ufficiali, benché con il supporto e l’approvazione del governo statunitense. Una delle principali minacce all’idea unificatrice, era nelle convinzioni federaliste del governo Laburista Britannico, per tal motivo, si rendeva necessario indebolirlo. L’ACUE aveva la presunzione di affermare che gli Stati Uniti potessero offrire la loro esperienza nel campo dell’assimilazione culturale. In tal modo i dirigenti dell’ACUE volevano elevarsi al rango di esportatori di valori e cultura, al fine di insegnare agli europei, ma in particolare ai britannici, il concetto di “nazione-idea”. Con il supporto economico i funzionari dell’ACUE riuscirono nei loro intenti, tant’è che si resero protagonisti nella nascita dei tre più importanti gruppi di élite emergenti negli anni Cinquanta per appoggiare gli Stati Uniti d’Europa: il Movimento Europeo; il gruppo Bilderberg e il Comitato Jean Monnet. L’influenza dell’ACUE deve essere interpretata nel contesto di un più largo programma di operazioni segrete Usa in Europa. Subito dopo la guerra, tali attività furono svolte da enti privati e organizzazioni militari che avevano assorbito elementi provenienti dall’OSS. Dopo il giugno del 1948, queste operazioni furono soprintese dall’OPC di Frank Wisner, ma con il chiaro intento che “se scoperte avrebbero potuto essere plausibilmente rinnegate, nella sua responsabilità per esse, dal Governo degli Stati Uniti” (1).
Le operazioni americane nell’Europa del Dopoguerra, sostanzialmente si possono riassume in:
– la sinistra non comunista e i partiti di centro europei furono sovvenzionati con milioni di dollari, come anche le elezioni italiane del 1948, il che diede un forte impulso alla campagna elettorale di De Gasperi;
– esponenti statunitensi ed europei, presero il controllo delle organizzazioni internazionali del lavoro e dei sindacati di Italia e Francia, e riuscirono a indebolire la Federazione Mondiale dei Sindacati sotto l’egida dai Sovietici;
– gli Stati Uniti tentarono di influenzare le mode intellettuali e culturali in Europa, finanziando conferenze e pubblicazioni, seguendo l’assunto che gli intellettuali fossero importanti creatori di opinioni nell’Europa continentale;
– l’International Organizations Division di Braden si rivelò fondamentale nel provocare discordanza fra gli stati satelliti, e ci riuscirono plagiando il Comitato Nazionale per l’Europa Libera, in seguito rinominato Comitato Europa Libera, il quale controllava Radio Europa Libera e Radio Liberty. La parte più delicata dell’operazione, venne affidata alla stazione CIA di Monaco, che supportò anche gruppi di resistenza nell’Europa dell’Est;
– infine, la CIA creò le reti stay-behind o GLADIO pronte a intervenire a contrasto di una possibile incursione Sovietica in Europa Occidentale.
Le ingerenze statunitensi in Italia limitarono l’influenza russa e posero le basi per alimentare un sentimento nazionalistico di estrema destra, i cui dirigenti, guidati da Junio Valerio Borghese, tentarono di impossessarsi del potere sull’onda dei disordini sociali in atto sul finire degli anni Sessanta. Nella notte del 7 dicembre 1970, una parte dei congiurati si mosse dal quartiere romano di Montesacro, dall’associazione paracadutisti in via Bleniana e dal quartiere universitario, con l’obiettivo di presidiare i centri nevralgici della Capitale come i ministeri della Difesa, dell’Interno, la sede RAI, le centrali di telecomunicazione e le caserme. Altri adepti di Borghese, detto il Principe Nero, si mobilitarono a Milano, Venezia e Reggio Calabria. Era entrata nella sua fase operativa l’operazione “Tora Tora”. Il governo stava per essere destituito con un colpo di stato. Il primo bersaglio era il ministero degli Interni, dove un commando aveva l’incarico di sequestrare il contenuto dell’armeria, mentre da Città Ducale una colonna della Guardia Forestale, agli ordini del colonnello Berti, si sarebbe attestata nella sede RAI di via Teulada. Ma il reparto militare venne intercettato da un misterioso emissario e convinto a rientrare, sventando perciò il golpe. È evidente che, all’ultimo istante, mancò l’appoggio di qualcuno, o meglio di qualche istituzione. Nelle indagini seguite al fatto, è rimarchevole l’assoluzione del colonnello Berti, l’unico militare in campo al momento dell’esecuzione dell’insurrezione. Finirono invece nelle patrie galere due colonnelli dell’Esercito e dell’Aeronautica, ma poi posti in libertà a seguito dell’assoluzione della Corte d’Assise d’Appello. La vicenda subì un nuovo capovolgimento di fronte nel 1991, con l’intervento del capitano dei Carabinieri Antonio La Bruna. L’Ufficiale era in possesso di una serie di intercettazioni telefoniche che rivelavano l’effettivo valore assoluto del moto Borghese. I congiurati erano ammiragli, generali e politici, ma anche Licio Gelli e la P2, che detenevano un ruolo primario: quello di sequestrare il presidente Saragat. Altre responsabilità vennero addebitate alla mafia, la quale avrebbe attivamente partecipato nell’eliminazione del capo della Polizia. Su queste evidenze la magistratura estese le indagini arrivando a dimostrare il coinvolgimento dei servizi segreti americani. Le prove furono acquisite a seguito dell’iniziativa dell’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, il quale, con il Freedom of Information Act, desegregò i retroscena del golpe. I contatti fra Borghese e la CIA, erano curati da colui che, nel nascente governo eversivo, avrebbe ricoperto la carica di ministro degli Esteri. Le ammissioni di quest’ultimo allargarono notevolmente i campi di interesse dei congiurati. Prima di mettere in atto il progetto, furono contattati esponenti dell’economia americana, al fine di ottenerne l’appoggio, ed il mediatore fu Otto Skorzeny, neo agente CIA e lo stesso che con un colpo di mano liberò Mussolini nella prigione allestita sul Gran Sasso. La classe dirigente statunitense, accettò la collaborazione, e pose un’unica condizione: la nomina di Giulio Andreotti come capo del governo, il quale però smentì ogni coinvolgimento, sostenendo di non essere a parte di tali intenzioni. Le necessità di Borghese, e dell’amministrazione americana, convergevano perfettamente e dunque, l’unione di intenti non era affatto estemporanea, ma ben circostanziata. Le organizzazioni Stay Behind erano diffuse capillarmente in tutta Europa. In Germania fu il parlamentare socialista Hermann Scheer, nel 1990, a svelare l’illegittimità e l’incostituzionalità di una forza armata segreta fuori il controllo del parlamento o del governo. Era capeggiata dal generale Reinhard Gehlen, direttore del primo servizio di intelligence tedesco e il suo collaboratore più stretto si chiamava Hans Otto, ex ufficiale delle SS, il quale confessò di far parte di un gruppo di resistenza politico la cui attività avrebbe dovuto essere il sabotaggio, in particolare la distruzione dei ponti per rallentare l’invasione sovietica. Otto rese noto il nome in codice dell’organizzazione: “Technischer Dienst des Bundes Deutscher Jugend” e sostenne che le capacità finanziarie per avviare l’organizzazione erano erogate dalla CIA. In Francia, la rete Stay Behind, in cui militavano estremisti di destra, collaboratori dell’ex Repubblica di Vichy e monarchici, nacque subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Venne smantellata dopo essere stata scoperta dalle autorità, ma il servizio segreto militare francese, Service de Documentation Extérieure et de Contre-Espionnage, SDECE, guidato da Alexis Ribiere, istituì una seconda forza armata segreta, confermata successivamente dall’ufficiale della CIA Edward Barnes (2).
Principalmente l’ACUE finanziava formazioni non ufficiali, e organizzazioni come quelle per la Cooperazione Economica Europea, OECE. In contemporanea, ne agevolavano la costituzione di altre, fra queste la Comunità di Difesa Europea, prefiggendosi l’obiettivo di appianare le contese del nazionalismo europeo avvicinando la Francia alla Germania. Per ottenere questo risultato, furono varati criteri restrittivi per l’erogazione dei sussidi. I beneficiari avrebbero dovuto dimostrare praticamente la loro abnegazione alla fondazione Europea, agevolando la crescita politica del Consiglio d’Europa e sostenendo la reciprocità con la NATO. I programmi riceventi supporto, dovevano anche facilitare l’inclusione della Germania Occidentale all’interno di un’Europa unificata, e avere il potenziale per influenzare gli opinionisti europei. Ma tutto questo senza mai contrastare la politica estera degli Stati Uniti. Churchill, il più influente difensore dell’unità europea e il più accanito atlantista, fu la connessione tra l’ACUE e il Movimento Europeo, e ne consentì l’unione con il Comitato per l’Europa Libera che aveva come priorità la liberazione dell’Europa dell’Est. Paradossalmente, l’ostacolo maggiore all’unificazione proveniva proprio dall’Inghilterra, che tramite il ministro degli Affari esteri, Ernest Bevin, aveva messo in discussione il ruolo del Consiglio d’Europa a Strasburgo. Nel 1950, il presidente del Movimento Europeo, Duncan Sandys, convinto sostenitore degli Stati Uniti d’Europa, percepì che il processo di unificazione era troppo veloce rispetto alla volontà del Partito conservatore britannico, il quale aveva diversa concezione in materia di politica estera. A peggiorare questa evidenza, fu il ritiro dal Movimento dell’Unione Europea dei Federalisti con base in Francia. Per ricompattare il Movimento Europeo, gli Stati Uniti delinearono le linee da seguire ne “Il Concetto di Europa”, dove esternarono i difetti sulle attività propagandistiche nell’Est, segnalando l’assenza delle “qualità positive necessarie per risvegliare le nazioni”. Diversi studi erano stati promossi nel tentativo di trovare un concetto tale da poter coinvolgere i diversi interessi, e furono identificati come temi trainanti quelli di “Unità Europea” e “Ritorno all’Europa”, questo anche per favorire l’integrazione degli esuli dell’est Europa. L’ACUE appoggiò il governo statunitense nei tentativi di legare l’unità Europea alla causa degli emigrati in fuga dal comunismo, e nella politica di guerra designata a creare malcontento negli stati satelliti. Nel Maggio 1950, durante la conferenza tripartita dei ministri degli esteri a Londra, gli Stati Uniti convinsero Gran Bretagna e Francia ad associare, come membri del Consiglio d’Europa, i gruppi degli esuli, e tale tattica precludeva ai sovietici la possibilità di poter far propri i concetti di “libertà”, “democrazia” e “pace”, oramai saldamente nei programmi del Movimento, per aumentare la propria influenza sulle nazioni dell’ovest. A questo si aggiunse la Carta dei Diritti Umani appena adottata dal Consiglio d’Europa, che si trasformò in un ulteriore strumento a favore dell’ACUE per evidenziare gli atteggiamenti più negativi del dominio sovietico. Un aspetto rilevante di quel periodo, era la deriva tedesca verso la neutralità, e perciò si rendeva necessario accelerare l’integrazione della Germania. Donovan, pertanto, propose un’Autorità dei trasporti Europei, un’Organizzazione Europea dell’Agricoltura e una forza militare unificata, ma tutto questo in un’area di libero commercio e aderente alla NATO. Come in Italia, nel corso degli anni la CIA assicurò al governo tedesco la propria collaborazione. Probabilmente, l’aiuto più determinante ai tedeschi si concretizzò nell’eliminazione della banda Baader-Meinhof, rea di essere la risposta armata all’aggressione statunitense in Indocina. Da attivisti erano un problema, ma da reclusi diventarono una sciagura: il loro rilascio fu chiesto dai terroristi palestinesi autori del dirottamento di un Boeing della Lufthansa, capeggiati da Wadi Haddad, al soldo del KGB, e dagli attentatori di Settembre Nero alle Olimpiadi di Monaco del 1972. A evitare che tale situazione potesse ripetersi, Ulrike Meinhof e Andreas Baader vennero “suicidati”. Le indagini appurarono che agenti della CIA istruirono gli esecutori materiali su come far sembrare un suicidio quello che fu un omicidio. La riluttanza tedesca, venne anche fiaccata tramite la garanzia di contrastare la temuta invasione russa dell’Europa, che sarebbe dovuta necessariamente passare attraverso il loro territorio, impiantando la basi NATO in Germania.
L’ACUE continuò a rivolgere la sua attenzione ai programmi per i giovani, come la Conferenza Politica per la Gioventù Atlantica tra il 1957 e il 1960, questo per sviluppare e coltivare la futura adesione all’Europa Unita di coloro che sarebbero stati i prossimi quadri dirigenti, i nuovi pensatori e il venturo popolo europeo. Il budget totale per il periodo 1949-60, ammontava a una somma che oscillava dai tre ai quattro milioni di dollari, pertanto l’ACUE aprì un ufficio locale a Parigi per monitorare da vicino i gruppi che avevano ricevuto donazioni. Verso il 1956 il flusso di finanziamenti che aumentava, stava ingenerando preoccupazioni nel quadro direttivo, perché temevano che il loro lavoro potesse divenire di dominio pubblico, causando imbarazzo ai gruppi che essi supportavano. Nonostante i registri spese dell’ACUE non rivelavano le fonti da cui provenivano le entrate, le evidenze disponibili indicavano ineluttabilmente crescenti sovvenzioni governative Usa. Braden, dirigente ACUE e agente segreto CIA, in un’intervista concessa negli anni ’80, confessò che i fondi dell’ACUE avevano origine nella CIA, e Retinger, il Segretario Generale del Movimento Europeo, nelle sue memorie ammise di aver ricevuto dei fondi del governo statunitense. Conferme in tal senso, si evidenziarono dopo i controlli alle documentazioni del Movimento Europeo, dove divenne incontestabile l’evidenza che la maggior parte dei fondi dell’ACUE provenivano dai servizi segreti Usa. In realtà però non sempre l’ACUE era il tramite della distribuzione dei fondi statunitensi in Europa. In Italia, un alto funzionario del Vaticano, Luigi Gedda, favorì la nascita di una organizzazione di attivisti Cattolici che determinò la sconfitta dei Comunisti alle elezioni del 1948. Gedda era supportato da ufficiali Usa nell’ambasciata statunitense a Roma e dalla stessa CIA, e ottenne altri sovvenzionamenti quando iniziò a promuovere l’idea dell’Unione Occidentale, approfittando di una dichiarazione del Papa che auspicava: “la Chiesa avrebbe dovuto essere in prima linea per una federazione di stati Europei occidentali”. La crescente attività e soprattutto i risultati prodotti da Gedda, gli valsero altri 500mila dollari, che furono veicolati direttamente dai servizi statunitensi tramite il Piano Marshall.
Non è semplice quantificare i fondi Usa erogati per la propaganda e la pubblicità, sia dichiarati che segreti, nella promozione dell’Unità Europea, ma L’ACUE costò meno di quanto fu speso per assicurare la sconfitta dei Comunisti nelle elezioni italiane del 1948, probabilmente la più grossa operazione della CIA in questo periodo, la cui stima approssimativa sarebbe pari a 10 milioni di dollari.

Note.
1 – Richard J. Aldrich. “OSS, CIA and European unity: The American committee on United Europe, 1948-60”. 01 Marzo 1997, Publisher Routledge.
2 – Francesco Generoso. “Le operazioni Stay-Behind della Nato. Gladio e le altre organizzazioni”. 5 novembre 2019. Opinio Juris.