L’Italia si lancia nella Nuova Via della Seta

di Enrico Oliari

Nonostante le resistenze di Bruxelles e di Washington, l’Italia sì è detta disponibile, prima fra i G7, ad aderire al colossale progetto cinese della Nuova Via della Seta, “Belt and Road Initiative”, anche perché nei progetti cinesi essa dovrebbe svilupparsi su due linee di cui una marittima, che arriverebbe al porto di Trieste o a quello di Genova. Al Financial Times il sottosegretario allo Sviluppo economico, Michele Geraci, ha dichiarato che le trattative sono in fase negoziale, “ma è possibile che siano concluse in tempo per la visita” del presidente cinese Xi Jinping in Italia, prevista per il 21 marzo.
In realtà lo scorso gennaio il presidente francese Emmanuel Macron ha mostrato interesse al maxi-progetto in occasione della sua visita in Cina, ed a Xi ha detto che “la Francia vuole essere parte attiva nella realizzazione della Nuova Via della Seta”, anche perché sul piatto ci sono, come era stato spiegato al Forum di Pechino del 2017 al quale avevano preso parte 29 capi di Stato e di governo (per l’Italia era presente Paolo Gentiloni), ci sono 900 miliardi di investimenti per creare infrastrutture in 62 paesi su tre continenti.
Geraci oggi ha confermato che “ci siamo confrontati da tempo con i partner e gli alleati che ci hanno espresso preoccupazione sul fatto che un’eventuale adesione italiana possa incrinare la posizione unitaria europea”, tuttavia “li abbiamo rassicurati, dal momento che l’eventuale firma non sposta l’asse geopolitico e teniamo in considerazione i loro input, sperando di poter arrivare ad una sintesi nel rispetto degli interessi comuni”.
In più occasioni lo stesso presidente cinese Xi ha sottolineato che il progetto permetterà “un rapido e cospicuo scambio di merci tra l’Europa e la Cina attraverso la direttrice ferroviaria e quella marittima”, ma che “Pechino non ha nessun interesse ad intervenire nelle vicende interne dei paesi interessati”.
Per gli Usa tuttavia permangono perplessità e resistenze, e Garrett Marquis, portavoce del National Security Council della Casa Bianca, ha insistito che “Siamo scettici sul fatto che il sostegno del governo italiano porterà benefici sostanziali agli italiani e potrebbe finire per danneggiare la reputazione globale dell’Italia sul lungo periodo”.
Da Bruxelles è stato tuttavia fatto sapere che “Ne’ l’Unione Europea ne’ i singoli Paesi membri possono ottenere efficacemente obiettivi con la Cina senza piena unità”, come pure che “tutti gli Stati hanno la responsabilità di assicurare coerenza con leggi e politiche Ue e di rispettare alla luce di tali politiche l’unità dell’Ue”.