Malawi. La disputa territoriale sul lago conteso con la Tanzania

di Valentino De Bernardis –

malawi_lagoIn un articolo pubblicato nel dicembre 1973 da James Mayall sul Journal of Modern Studies venivano individuati tre grandi criticità nei rapporti bilaterali tra Malawi e Tanzania: la presenza in Tanzania di membri dell’opposizione clandestina al presidente Banda; le politiche adottate nei confronti della minoranza bianca ancora presente sul territorio; le reciproche rivendicazioni sul lago Malawi (Nyasa per la Tanzania). Ad oltre trent’anni dall’articolo solo l’ultima questione rimane ancora sul tavolo.
Lungo circa 560 km, con una larghezza massima di 75 km, un tempo ricchissimo del mitico pesce Chambo, il lago Malawi è il terzo del continente. Da circa tre anni è tornato alla ribalta delle politiche estere dei due paesi a causa della possibilità che nel suo sottosuolo possano giacere lucrative riserve di idrocarburi.
Dei tre stati rivieraschi del lago, la Tanzania è l’unico a non avere alcuna giurisdizione sul bacino d’acqua, da qui le rivendicazioni di spostare il confine dalle sue coste al centro del lago, che però hanno trovato completo diniego da parte di Lilongwe.
Del compito di fare da mediatori nella contesa se ne occupa il Forum degli ex capi di Stato e di governo dell’Africa australe, presieduto dall’ex presidente del Mozambico Joaquim Chissano. La moral suasion del Forum non sembra però attualmente sufficiente a trovare una soluzione condivisa dalle parti in causa, se non negli annunci e proclami, dei rispettivi capi di governo, a non voler giungere ad una escalation militare
Nell’ultimo incontro dello scorso 19 novembre tra il presidente del Malawi Peter Mukarita e i rappresentanti del Forum, per l’occasione rappresentato da Chissano e dall’ex presidente del Botswana Festus Mogae, è terminato con un nulla di fatto, e con Mukarita impegnato a ribadire la volontà del suo paese a perseguire la via della diplomazia e del dialogo, senza però voler negoziare la giurisdizione sull’eponimo lago.
Il cuore giuridico del contendere si basa sulla diversa lettura che i due stati danno del Trattato delle colonie e di Helgoland (Vertrag über Kolonien und Helgoland) tra Regno Unito e Germania del 1890, e dei risarcimenti di guerra che Berlino ha dovuto ai paesi vincitori dopo il primo conflitto mondiale. A tal proposito la Tanzania reclama i confini in vigore prima del 1914, quando il Tanganika era colonia tedesca ed il Malawi colonia britannica, mentre il Malawi rivendica i confini attuali ridisegnati dopo il 1918 in cui le colonie tedesche passarono sotto il controllo inglese, che assegnarono la giurisdizione delle acque del lago al Malawi. La possibilità che il lago possa ospitare importanti giacimenti di petrolio ha fatto tornare in auge questioni ed interessi vecchie di oltre cent’anni.
La svolta nella politica energetica del Malawi è iniziata durante la presidenza del deceduto Bingu wa Mutharika (2004-2012) per poi proseguire con il successore Joyce Banda (2012-2014), che hanno rilasciato le necessarie concessioni governative per la perforazione petrolifera in sei zone (cosi detti blocchi) in-shore e off-shore. Le sei licenze esclusive di esplorazione (EPLS) sono state vinte dalla SacOil (Sud Africa), dal Surestream Petroleum (Regno Unito), RAK Gas (Emirati Arabi Uniti) e Pacific Oil & Gas (Indonesia) che hanno provveduto immediatamente ad iniziare i lavori necessari. Le attività esplorative delle quattro società su indicate hanno però subito un improvviso stop il 20 novembre con una ordinanza firmata dal segretario per le risorse naturali e l’energia Ben Botolo.
Sebbene ufficialmente Botolo abbia motivato la sua decisione come un atto necessario ed urgente, per rivedere la regolarità dei contratti firmati tra le aziende e i due precedenti governi,ufficiosamente si fa largo l’idea che sia un gesto di buona volontà del governo nei confronti della Tanzania per poter agevolare un costruttivo dialogo sulla giurisdizione del lago.
Nonostante non sia facile dire quali saranno gli ulteriori sviluppi della contesa, non è difficile prevedere che i tempi necessari ad un appianamento delle divergenze saranno lunghi.

Twitter: @debernardisv