Malawi. Scandali finanziari e transizione politica

di Valentino De Bernardis –

Mutharika peterIl lungo periodo di transizione che il Malawi sta vivendo dalle elezioni presidenziali dello scorso 20 maggio non sembra ancora essere terminato. L’insieme di scandali finanziari da un lato e la ricerca di un completo riconoscimento politico da parte dell’attuale Presidente della Repubblica, tengono viva l’attenzione dei paesi stranieri sulla piccola nazione dell’Africa australe. Gli esiti delle due vicende testé menzionate sono al momento alquanto imprevedibili.

Cashgate. L’indagine sulla sottrazione di denaro pubblico dalle casse dello Stato si va ad allargare a macchia d’olio. L’ipotesi di un coinvolgimento delle alte cariche del precedente gabinetto va a trovare sempre maggior riscontro, tanto che ad oggi sono stati arrestati il Direttore Finanziario dell’Ufficio Presidenziale (OPC) Joster Njanji, il Primo Segretario del Ministero del Turismo Tressa Senzani, mentre sono dati come imminenti gli arresti dell’ex Ministro delle Finanze e del governatore della Banca Nazionale del Malawi. Nell’inchiesta è entrato anche il nome dell’ex presidente Joyce Banda (2012-2014), per la quale alcuni giornali il 5 ottobre hanno prefigurato la possibilità di una prossima detenzione. L’enormità dello scandalo – fonti ufficiose parlano di appropriazione indebita di circa $ 30 milioni – ha spinto i donatori stranieri, che forniscono il 40% del bilancio del Malawi, a sospendere il piano di aiuti di circa $ 150 milioni, fino a quando non sarà fatta piena luce sulla questione.

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Sanjika Palace meeting. Dopo cinque mesi dalle contestate elezioni presidenziali (20 maggio) che hanno portato alla vittoria il Democratic Progressive Party (DPP), si è tenuto un primo incontro interlocutorio con i rappresentati dei nove partiti d’opposizione. La riunione a porte chiuse aveva come principale obbiettivo non solo quello di normalizzare i rapporti tra le forze politiche, ma anche di rafforzare il prestigio delle istituzioni fortemente minati dagli scandali sopracitati. Prestandosi all’iniziativa del presidente Peter Mutharika (DPP) i partiti d’opposizione hanno approfittato dell’occasione per portare avanti le loro istanze di una riforma federalista dello Stato, come affermato dal portavoce dei nove partiti Kamuzu Chibambo presidente del Peoples Transformation Party (PETRA).
Sebbene la richiesta di una svolta federalista sia tornata in auge dopo che Mutharika, mancando alle promesse elettorali, aveva creato una compagine governativa con ministri proveniente principalmente dal sud del Paese (come testimonia l’alleanza di governo lo United Democratic Front di Atupele Muluzi), lasciando solamente le briciole ai rappresentanti del centro e, soprattutto, del nord, l’istanza federativa ha trovato inaspettatamente forti opposizioni dagli amministratori locali delle regioni interessate. La presa di posizione maggiormente contraria è stata espressa il 10 ottobre dai capi Karonga, Chitipa e Nkhatabay che hanno sottolineato l’assurdità e la sterilità della proposta.

Ad ogni modo, quello che più rimarrà dell’incontro al Sanjika Palace sarà l’assenza dei leader dei due maggiori partiti d’opposizione, cioè di Lazarus Chakwera del Malawi Congress Party (MCP) e l’ex presidente Joyce Banda del People’s Party (PP), a dimostrazione che la contestazione per le elezioni di maggio è ancora viva, e di come Peter Mutharika debba ancora lavorare molto per ottenere la piena legittimazione della sua carica.

Nella foto: il presidente Peter Mutharika