Mali. Il governo militare allontana la Minusma

di Alberto Galvi

Il governo militare al potere in Mali ha allontanato la Minusma, la Missione delle Nazioni Unite in Mali, in anticipo rispetto al piano originale che prevedeva il ritiro delle forze di pace dal paese dell’Africa occidentale entro la fine dell’anno. Negli ultimi tempi le truppe dell’ONU hanno lasciato le loro basi una dopo l’altra, dopo dieci anni di sforzi per cercare di stabilizzare un paese afflitto dal jihadismo e da una profonda crisi multidimensionale.
I diversi attori armati che lottano per il controllo del territorio nel nord del paese, l’Azawad, cercano di approfittare dell’evacuazione dei campi della Minusma, ed anche l’esercito si sta affrettando per prenderne il controllo. I gruppi separatisti, prevalentemente tuareg che si oppongono all’esercito, hanno ripreso le ostilità contro l’esercito, come pure il Gsim (Groupe de soutien à l’islam et aux musulmans), affiliato ad al-Qaeda.
La Minusma si ritira quindi nel bel mezzo di un’escalation militare, resa più pericolosa da quelle che sembrano restrizioni imposte dalle autorità alla sua capacità di manovra. Parte del contingente, soprattutto ciadiano, è partito in aereo, mentre altri hanno preso la strada per Gao, un percorso di oltre 500 chilometri di deserto sotto la costante minaccia dei gruppi armati. Stessa storia con il ritiro da Aguelhok, per la mancanza di autorizzazione al volo. Secondo Minusma questi convogli sono stati attaccati con ordigni esplosivi che hanno provocato feriti. La Gsim ha rivendicato la responsabilità delle azioni armate.
La Minusma dovrà superare il rifiuto di permessi di volo o di viaggio, ma anche un embargo sulle importazioni e l’impossibilità di pattugliare attorno ai propri accampamenti per monitorarli. La Minusma ha elaborato un piano B per il ritiro delle truppe, comprendente misure di ultima istanza. La Minusma, la cui forza ammonta a circa 15mila soldati e agenti di polizia, ha visto la morte di 180 dei suoi membri.