Mali. Scontri a nord: attivista, ‘Crisi colpisce donne e bambini’

Agenzia Dire

“La situazione delle donne in Mali è difficile da molto tempo. Non c’entrano solo i golpe del 2020 e del 2021: bisogna tornare indietro almeno a quello del 2012, che ha innescato una crisi di sicurezza ed economica, sia nel nord che nel sud. E oggi il 90% delle persone più toccate dalla crisi sono donne e bambini”. A parlare con l’agenzia Dire è Thera Korotounoum, fondatrice e direttrice dell’organizzazione maliana Femmes et developpement (Fede).
Primo Paese del Sahel ad aver fatto registrare un colpo di Stato militare dal 2020, il Mali affronta molte sfide, prima tra tutte le violenze tra esercito e gruppi ribelli. Radio France internationale (Rfi) riferisce di scontri che si sono verificati sabato nei pressi di Kidal, nel settore nord-est del Paese, tra i militari sostenuti dai contractor del gruppo russo Wagner e i combattenti del Cadre stratégique permanent (Csp), una coalizione di formazioni armate nata all’indomani del golpe del 2021. Secondo Rfi, mentre ieri è tornata una relativa calma nell’area, con sporadici scambi di colpi d’artiglieria, stamani reparti dell’esercito sono ripartiti alla volta di Kidal. Questa città di 25mila persone è una roccaforte dei ribelli e gioca un ruolo strategico, trovandosi in un’area desertica non lontana dalle frontiere con Niger e Algeria.
La necessità di riportare la sicurezza nel Paese, ponendo fine alle ribellioni armate, sarebbe stato il motore dei golpe dei militari e viene indicata tuttora come l’obiettivo principale della loro azione.
La fondatrice di Fede denuncia che “l’accesso minimo al cibo per sopravvivere non è garantito” e che “è molto difficile trovare famiglie che mangiano tre volte al giorno”. Korotounoum aggiunge: “Continuiamo a registrare sfollamenti di massa, che comportano la perdita della casa, del
lavoro, delle reti familiari e sociali che impoveriscono le persone e tolgono la possibilità di far fronte alle sfide, scivolando in una situazione di vulnerabilità estrema”.
Secondo stime delle Nazioni Unite, l’insicurezza alimentare colpisce 1,8 milioni di persone, pari al 10 per cento della popolazione. Quasi 587mila bambini non vanno a scuola perché quasi 2mila istituti sono chiusi, mentre gli sfollati interni sfiorano il mezzo milione. A questi si aggiungono 180mila maliani profughi nei Paesi vicini.
E’ per questo che Fede lavora su protezione, sicurezza alimentare, formazione professionale e inserimento sociale. L’occasione dell’intervista con la Dire è il congresso internazionale sul sistema umanitario organizzato a Roma questo mese dall’ong Intersos. “Con Intersos lavoriamo in partenariato” sottolinea Korotounoum. “Per fortuna di recente è stata rimessa
al centro l’importanza delle ong locali; ci si è resi conto che da sola l’azione delle organizzazioni internazionali non poteva essere sufficiente”. La direttrice di Fede continua: “Oggi si collabora sempre di più con realtà locali, anche se non credo che basti: serve la volontà politica degli Stati ricchi affinché l’azione umanitaria diventi sempre più efficace”.