Marocco. Accordo Ue sulla pesca: fuorvianti le conclusioni dell’avvocato Wathelet

di Belkassem Yassine

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha riportato in un comunicato stampa le conclusioni dell’avvocato generale Melchior Wathelet inerenti il rinvio pregiudiziale che interessa l’Accordo sulla pesca tra il Marocco e l’Unione Europea. L’avvocato indica che “l’accordo di pesca concluso tra l’Ue e il Marocco non è valido perché non applicabile al Sahara”.
Da osservare subito che dai termini del comunicato Wathelet ha espresso conclusioni che, per il loro semplicismo e la loro estrema radicalità, sono incompatibili con la ricchezza e la profondità delle relazioni tra il Marocco e l’Ue, come pure con la specificità della questione del Sahara.
Le conclusioni appaiono quindi parziali e gli argomenti addotti nascondono una pura natura politica e rivelano una non conoscenza dei fatti e forse anche del diritto internazionale. È da precisare che le conclusioni sono proprie dell’avvocato e che sono state espresse in fase preliminare della procedura, non rappresentano la posizione dei giudici della Corte e nemmeno il verdetto finale della stessa. Tuttavia se tali conclusioni sono un non-evento dal punto di vista giuridico, pongono interrogativi dal punto di vista politico. La cosa è più che giustificata in quanto lo stesso avvocato aveva espresso nel settembre 2016 conclusioni politiche sull’accordo agricolo Unione Europea – Marocco confutate poi dai giudici della Corte nel loro verdetto finale, i quali avevano parlato di non-ricevibilità dei ricorsi dei separatisti del “Polisario” ed avevano condannato il movimento politico a pagare le spesse processuali.
Da rilevare che il governo marocchino non ha reagito o commentato le opinioni dell’avvocato, cosa che dà prova del fatto che il Marocco si sente certo dei suoi diritti riguardanti la causa del Sahara marocchino. Il silenzio ufficiale marocchino si spiega inoltre con il fatto che il regno non è parte nel dossier e dunque rimane estraneo alla procedura aperta dinanzi alla Corte.
Ma ogni osservatore informato non può che respingere le conclusioni addotte da Melchior Wathelet, attraverso le quali ha preso posizioni strettamente politiche.
Non va dimenticato che le relazioni tra il Marocco e l’Ue hanno dimostrato la loro forza, la loro ricchezza e la loro robustezza. L’accordo sulla pesca è uno fra gli elementi di un partenariato diversificato tra le due parti, tra l’altro richiesto dalla stessa Ue, la quale ha insistito sul suo rinnovo che dovrebbe essere realizzato nei mesi prossimi.
Tre giorni fa la Commissione europea ha chiesto ufficialmente di rinnovare l’Accordo sulla pesca, prima della sua scadenza naturale di luglio. Allo stesso modo la Commissione ha dimostrato, in una relazione ufficiale recente basata su studi nel Sahara, che l’accordo sulla pesca produce vantaggi socioeconomici sostanziali per le popolazioni e contribuisce pertanto allo sviluppo.
Se le conclusioni dell’avvocato stonano nel discorso generale dell’Unione Europea sui rapporti con il Marocco, indicano tuttavia una molteplicità sconcertante delle voci nell’Ue che potrebbe comportare una fragilità delle posizioni e quindi compromettere le basi del partenariato.
A seguire la logica dell’avvocato, uno Stato che “non avrebbe diritti” su una parte del suo territorio, non vi avrebbe neppure responsabilità! E’ una visione che non regge, smentita ogni giorno dall’Ue ad esempio quando si tratta di cooperare per arginare la minaccia terroristica. Con chi l’Europa lavora nella lotta contro l’immigrazione irregolare? Su chi l’Europa conta quando si tratta di preservare la pace e la stabilità? A chi si rivolge l’Europa, se non al Marocco?
Pertanto sono fuorvianti le notizie di alcuni giornali secondo i quali “la Corte europea di giustizia ha bloccato l’accordo sulla pesca tra Ue e Marocco: non è valido, viola i diritti del popolo saharawi, mai interpellato sebbene si applichi a territori e acque (occupati) del Sahara occidentale”
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