Messico. Fallito il referendum per un’indagine di corruzione agli ex presidenti

di Alberto Galvi

In Messico è stato promosso un referendum per conoscere l’opinione dei cittadini sull’apertura di un’indagine di corruzione degli ex presidenti del paese per brogli elettorali, guerra al narcotraffico e corruzione.
Il testo referendario è stato definito lo scorso ottobre dalla Corte suprema di Giustizia ed è stato sostenuto dal presidente López Obrador, ma non ha raggiunto l’affluenza richiesta, sebbene abbia avuto un forte sostegno da parte di politici ed attivisti.
Obrador originariamente voleva che il referendum chiedesse agli elettori se volevano che gli ex presidenti fossero perseguiti, ma la Corte suprema è espressa per una formulazione più ampia della questione.
L’ affluenza al referendum è stata di poco superiore al 7 per cento, molto al di sotto della soglia del 40 per cento fissata per renderlo vincolante. Ciò significa che hanno partecipato 6,6 milioni di cittadini su un totale di 93 milioni di aventi diritto al voto.
Già in altre occasioni López Obrador ha utilizzato i referendum per ribaltare le decisioni dei governi passati, inclusi importanti investimenti infrastrutturali come un nuovo aeroporto parzialmente costruito a Città del Messico.
Il leader del partito al governo MORENA (Movimiento Regeneración Nacional) ha accusato gli ex presidenti Carlos Salinas, Ernesto Zedillo, Vicente Fox Felipe Calderón ed Enrique Peña Nieto di aver alimentato la corruzione, la disuguaglianza e la violenza in Messico. Questi presidenti hanno governato il paese dal 1988 al 2018.
In Messico non vi sono impedimenti a che gli ex leader non vengano processati.