Messico. Il presidente Obrador lancia la proposta di un referendum contro la corruzione

di Alberto Galvi

Nei giorni scorsi il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador ha lanciato una proposta referendaria al Senato tra giugno e agosto per il prossimo anno.
Obrador sostiene che cinque suoi predecessori hanno consentito il furto massiccio di risorse pubbliche per decenni partendo dal 1988. I presidenti in questione sono: Carlos Salinas, Ernesto Zedillo, Vicente Fox, Felipe Calderon e Enrique Pena Nieto.
Il presidente messicano ha chiesto che l’eventuale consultazione avvenga il 6 giugno 2021, quando si terranno le elezioni di medio termine del prossimo anno, in cui si voterà per rinnovare la Camera dei deputati, vari governatorati e altre cariche locali o alla data stabilita dall’articolo 35 della costituzione recentemente riformato.
L’articolo in questione però impedisce che lo stesso giorno delle elezioni si tenga un referendum, come sostiene l’opposizione, per evitare che la figura del presidente intervenga in quel processo elettorale.
La normativa sulle consultazioni cittadine o sui referendum prevede che possano essere richiesti dal 2 per cento degli iscritti alle liste elettorali, ovvero 1,6 milioni di firme, o da un terzo di una delle due Camere del congresso, o dallo stesso presidente della Repubblica.
Il Messico ha vissuto tra il 1° dicembre 1988 e il 30 novembre 2018 un periodo caratterizzato da un’eccessiva concentrazione di ricchezza e da corruzione diffusa, che hanno portato in vaste aree del territorio nazionale a una massiccia violazione dei diritti umani, una crescita incontrollata di violenza, insicurezza pubblica, violazione dello Stato di diritto e impunità come norma.
Il leader messicano ha presentato la richiesta referendaria in Senato, sebbene abbia assicurato che il suo partito Morena (Movimiento Regeneración Nacional) ha raccolto le firme dei cittadini a tale scopo. In questo modo, il tema della corruzione nei governi precedenti dominerà la campagna elettorale delle elezioni del prossimo anno.
Il Senato deve presentare ora la richiesta all’Alta corte e se quest’ultima decide che la richiesta è costituzionale, il referendum deve poi essere approvato dal congresso.
Secondo la legge messicana, una richiesta di consultazione popolare può essere presentata dal presidente, da una delle Camere del congresso o dai cittadini, sebbene la Corte suprema di giustizia deve decidere se è costituzionale.
Obrador ha firmato una richiesta chiedendo al Senato di attivare il voto sui possibili processi ai suoi cinque predecessori, che fanno parte dei seguenti partiti tradizionali messicani: il PRI (Partido Revolucionario Institucional) e il PAN (Partido Acción Nacional), ma non è chiaro se possa indagare su ex presidenti per decisioni politiche su cui non è d’accordo.
In Messico gli atti di corruzione possono essere già puniti in base alla legge attuale, ma secondo molti esponenti dell’opposizione, Lopez Obrador sta cercando di distogliere l’attenzione dalla sua gestione di questioni controverse come la pandemia di coronavirus e le difficoltà economiche in cui versa il Paese.
Il leader messicano ha ricordato che il 1 dicembre 2018, il giorno del suo insediamento, ha proposto lo svolgimento di un referendum come passaggio necessario per risolvere una questione delicata come quella della corruzione.
Il presidente messicano ha ribadito la sua posizione personale espressa da allora su questo tema e che voterebbe contro le azioni penali dei suoi predecessori.