Migrazioni, Africa e Cina: intervista a Maha Jouini

a cura di Saber Yakoubi

Il termine Cooperazione Sud-Sud si riferisce alla cooperazione tecnica tra i paesi in via di sviluppo. È uno strumento utilizzato da Stati, organizzazioni internazionali, accademici, società civile e settore privato per collaborare e scambiare conoscenze e iniziative benefiche in aree specifiche come lo sviluppo agricolo, i diritti umani, l’urbanizzazione, la salute e la lotta al cambiamento climatico.
Maha Jouini è un immigrata nei paesi del sud. Ha studiato in Cina e ha partecipato a conferenze e seminari nel suo campo di studi nel settore della tecnologia e dei diritti umani in Brasile, Malesia, Filippine e molti paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, è un’esperta nel campo della tecnologia avanzata e moderna e ha conseguito un master presso l’Università di Scienza e Tecnologia di Tianjin, in Cina. L’abbiamo incontrata: di lei ci racconta che “attualmente sono stabilita in Mauritania per lavorare al progetto “Women and Technology”, poiché contribuisco supportando le competenze tecnologiche delle donne nella lotta alla povertà e all’ignoranza nel mondo della digitalizzazione nel continente africano, oltre ad essere il direttore del progetto di intelligenza artificiale per l’African Communications Organization con sede in Nigeria.

– Oggi vivrà una nuova esperienza con l’Unione Europea nel quadro di un progetto con i paesi del Mediterraneo meridionale e poi con l’Africa in generale. Qual è la sua missione e quali sono le dimensioni del coinvolgimento dei popoli del sud?
Lavoro sul tema di migrazione e mobilità, abbiamo il compito di sensibilizzare i giovani sui pericoli dell’immigrazione clandestina ed i rischi ad affrontare traversate in barca. I giovani sono convinti che sull’altra riva del mare esista la soluzione di tutto, invece che costruire piccoli progetti e combattere la povertà, che è alta nei quartieri popolari della capitale Tunisi e nel resto degli stati. Lavorare per combattere l’immigrazione illegale non è compito del solo governo o di organizzazioni che lavorano nel campo dei diritti umani. Vivo in una città costiera e da anni sto assistendo a un aumento del tasso di disoccupazione tra i giovani, e molti di loro sono caduti nelle reti di organizzazioni che forniscono manovalanza per il terrorismo in Libia e Siria anche grazie all’infiltrazione di gruppi religiosi estremisti.
Quando ho cercato di cambiare la mentalità parlando con i giovani, ogni volta che apro una discussione mi si diceva solo “nessuno ascolta!”. Per questo motivo nel mio lavoro mi sono orientata maggiormente verso la scrittura e la trasmissione al mondo del punto di vista di coloro che sono i protagonisti di questa faccenda sociale, poiché scrivo in inglese e lavoro con molte organizzazioni a livello africano e internazionale; attraverso la piattaforma Majalat cerco di accrescere la consapevolezza di ciò di cui soffrono i giovani, i quali nella realtà sono destinati all’emigrazione, giovani che vedono Parigi e Roma un luogo in cui si riprende il sogno.. sogno già perso nel proprio paese, quindi la ricerca di un’alternativa
“.

– Quali sono le prospettive del progetto e perché cresce l’interesse dell’Unione Europea per l’Africa in generale?
Il rapporto dell’Europa con il Nord Africa, con il Mediterraneo meridionale, non è moderno, ma è antico quanto Cartagine e il tempo dei faraoni, e si è evoluto nel tempo, in cui il continente ha assistito a regimi coloniali e a una storia di schiavitù che ha avuto un grande impatto sulla definizione dei parametri del rapporto tra l’uomo bianco e l’uomo nero d’Africa. E con la frequenza delle voci che chiedono “le vite dei neri contano” per l’uguaglianza tra neri e bianchi in Europa. È diventato importante che il rapporto tra Europa e Africa si basi sull’uguaglianza, su partenariato, sul lavoro congiunto e sulla cooperazione per il progresso dei due continenti“.

– Dato che ha studiato in Cina, dove vede i punti di convergenza tra la visione cinese ed europea, e dove le manifestazioni di eccellenza?
Ho studiato in Cina nel campo dell’intelligenza artificiale e della tecnologia digitale presso l’Università di Tianjin e la mia borsa di studio è stata nell’ambito della partnership tra l’Unione Africana e l’Università di scienza e tecnologia di Tianjin. Costruendo la sede dell’Unione Africana ad Addis Abeba, dotandola di apparecchiature elettroniche e lavorando per mantenerla viva, oltre a contribuire all’avvio dell’università. E spingendo l’economia africana sotto gli slogan di amicizia che unisce i due popoli, e la Cina. Ricordo che la Cina non ha avuto alcuna storia coloniale in Africa e non ha intenzioni coloniali o di sfruttamento per il continente, poi lasceremo alla storia la facoltà di vedere come andranno le cose. Politica culturale o soft power: questo è assente nella politica europea, che non ha ancora smaltito i resti dell’odiosa eredità coloniale, e questo è ciò che rappresenta la forza della controparte cinese“.