Nagorno-Karabakh. Agdam è il nuovo fronte di guerra tra Armenia ed Azerbaigian

di Notizie Geopolitiche – 

agdamNon si allenta la tensione sul fronte tra Armenia ed Azerbaigian, dove da oltre vent’anni è in corso una guerra tra le due repubbliche caucasiche per il controllo dell’altopiano del Nagorno-Karabakh e di altre sette regioni circostanti, occupate dalle forze armene ma reclamate da Baku come parte integrante del proprio territorio.
Sono infatti oltre una decina le vittime degli scontri avvenuti di recente sulla linea di contatto, dove sono schierati a pochi chilometri di distanza gli eserciti dei due paesi, benché i dati forniti dai due governi siano tra loro contrastanti.
Nella zona di Agdam, la città fantasma distrutta dall’artiglieria armena all’inizio del conflitto, in quanto utilizzata come base strategica dalle armate azere, si sono registrati scontri tra le truppe dei due paesi, risoltisi con decine di vittime. Secondo Erevan la gran parte dei morti e feriti sarebbero soldati azeri che hanno tentato di invadere la città, Baku invece afferma che le vittime armene sarebbero state la maggioranza, uccise in seguito ad un attacco condotto contro le postazioni azerbaigiane e poi respinto.
Da oltre due decenni le schermaglie tra le due parti continuano ininterrotte e, da quando le posizioni si sono consolidate nel 1994, i morti si contano a migliaia da entrambe le parti. Nel novembre 2014, un elicottero militare dell’autoproclamata Repubblica del Nagorno-Karabakh era stato abbattuto dalle forze azere mentre volava nei pressi della linea del fronte, generando un’escalation di tensione ed una serie di scontri nei quali persero la vita decine di militari di entrambi gli schieramenti.
La rapida crescita economica e militare di cui è protagonista l’Azerbaigian, dovuta anche allo sviluppo del settore degli idrocarburi, e la contemporanea depressione economica in Armenia, causata anche all’isolamento del paese nell’area (i rapporti con la Turchia sono infatti interrotti dal 1993), sta rendendo sempre più realistico lo spettro di una possibile riconquista azera del Nagorno-Karabakh, da sempre annunciata come imminente dal presidente azerbaigiano, Ilham Aliyev. Questo fatto ha spinto Erevan ad interrompere le trattative con l’Unione Europea, in sempre più buoni rapporti con Baku in quanto vista come un possibile fornitore di gas alternativo a Mosca, ed a scegliere la Russia e l’adesione all’Unione Economica Eurasiatica, al fine di trovare in questa un alleato che possa garantire la sua sicurezza contro la sempre più realistica minaccia azera.
In seguito alla firma di questi trattati la Russia ha infatti deciso di vendere ad Erevan, con un contratto ratificato nel 2014, missili a lungo raggio che, a dire del ministro della Difesa armeno, Seyran Ohanyan, “daranno all’Armenia la possibilità di attivare i meccanismi di difesa e di contenimento delle possibili azioni militari azere”.
Nel 1992 i guerriglieri del Nagorno Karabakh, altopiano strategico popolato soprattutto da armeni ma parte del territorio dell’Azerbaigian, sostenuti da Erevan presero il controllo della regione e di altri sette distretti azeri circostanti, autoproclamando l’indipendenza.
La guerra, che durò due anni, causò la morte di 5.000 armeni ed oltre 35.000 azeri, obbligando centinaia di migliaia di cittadini azerbaigiani a lasciare le loro case e vivere come profughi interni in Azerbaigian.
Nel 1993 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite emanò quattro risoluzioni, mai implementate, in cui si richiedeva ad Erevan di ritirare le proprie truppe dalle regioni occupate, che rappresentano circa il 20% dell’estensione territoriale dell’Azerbaigian ma, nonostante il cessate il fuoco e le trattative di pace, dopo vent’anni la guerra continua e le due parti sono ormai arroccate su posizioni tra loro inconciliabili.