Nagorno Karabakh: dopo gli scontri di ieri gli azerbaigiani annunciano il cessate-il-fuoco

di Guido Keller

Nagorno carrarmatoE’ stato l’Azerbaijan il primo ad accogliere l’invito della comunità internazionale e a stemperare le tensioni al confine con il Nagorno Karanakh, proclamando il cessate-il-fuoco unilaterale, pur lasciando in piedi la possibilità di rispondere al fuoco in caso le proprie forze venissero a trovarsi sotto attacco.
Il ministero della Difesa ha infatti annunciato in una nota che “L’Azerbaigian, mostrando buona volontà, ha deciso di cessare le ostilità unilateralmente”, ma che “libererà tutti i territori occupati se non si fermeranno le provocazioni”.
Ancora non è stato possibile avere un bilancio preciso delle vittime degli scontri di ieri, quando i militari azerbaigiani e quelli armeni si sono scontrati in quello che è stato il peggior momento di crisi dal 1994, quando terminò una guerra costata 30mila morti. Probabilmente le vittime sono state decine da entrambe le parti (12 nelle file degli azerbaigiani secondo un comunicato ufficiale), e gli armeni hanno fatto sapere di aver abbattuto un elicottero avversario, un Mig 24, cosa confermata da Baku che ha accusato anche la distruzione di un carro armato a causa di una mina.
Il motivo della contesa resta la complicatissima questione del Nagorno Karabak, regione in territorio azerbaigiano ma controllata dagli armeni anche per la forte presenza di appartenenti alla propria etnia: prendendo il controllo del territorio e istaurandovi la Repubblica del Nagorno Karabakh (non riconosciuta da altri paesi), sono state assoggettate anche sette province tradizionalmente azerbaigiane.
Attualmente il conflitto è gestito dal Gruppo di Minsk (Osce, Francia, Russia e Stati Uniti), ma non è un segreto che Baku abbia sempre avuto il proposito di riprendere la regione, come l’ambasciatore Vaqif Sadikov aveva sottolineato sulle pagine del nostro giornale e come ha ribadito ieri il presidente Ilham Aliev, affermando che Baku non rinuncerà a recuperare con la forza il Nagorno Karabakh.
Le posizioni di entrambe le parti restano rigide, ed Erevan ha risposto picche alla proposta dell’Azerbaijan di cedere il controllo del Nagorno Karabakh in cambio di una forte autonomia territoriale.
Momenti meno intensi di scontri, spesso incidenti isolati, vi sono fin dal termine della guerra del 1992-1994, ma l’acuirsi di ieri ha portato in primis il presidente russo Vladimir Putin, alleato di ferro dell’Armenia ma preoccupato per l’apertura di un nuovo fronte di crisi nel Caucaso, a dirsi “profondamente preoccupato dalle notizie della ripresa delle azioni militari” nel Nagorno-Karabakh e a chiedere “alle parti belligeranti di fermare immediatamente i combattimenti”. Anche il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov ha invitato i capi delle diplomazie dei due paesi a “influire sulla situazione in modo da mettere fine alle violenze”.
Inviti alla calma sono giunti anche dagli Usa, dove il segretario di Stato John Kerry ha visto il presidente armeno Serz Sargsyan, ed il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon ha affermato di essere “profondamente preoccupato per le recenti notizie di violazioni su vasta scala del cessate il fuoco” dichiarato nel 1994, e di essere “particolarmente allarmato dal riferito uso di armi pesanti e dall’alto numero di vittime, tra cui civili”.

Comunicato stampa dell’Ambasciata della Repubblica dell’Azerbaigian sulla situazione nei territori dell’Azerbaigian occupati dall’Armenia

Come riportato dal Ministero della Difesa della Repubblica dell’Azerbaigian, nella notte del 2 aprile 2016, le forze armate dell’Armenia, utilizzando armi pesanti, hanno aperto il fuoco contro le posizioni delle forze armate dell’Azerbaigian e condotto sabotaggi e attacchi lungo la linea di contatto. Le forze armate dell’Armenia hanno anche bombardato aree densamente popolate in prossimità della linea di contatto. Tali azioni deliberate e irresponsabili dell’Armenia hanno causato morti e ferite dei civili. Gravi danni sono stati anche inflitti alle proprietà private.
Per prevenire tale sabotaggio e per garantire la sicurezza della popolazione civile le forze armate dell’Azerbaigian hanno compiuto una ritorsione in direzione di Aghdere-Terter-Aghdam e Khojaly-Fuzuli.
Durante il contro-attacco realizzato in breve tempo, alcune aree della prima linea di difesa delle forze dell’Armenia sono state sfondate, diverse alture e insediamenti di importanza strategica sotto l’invasione dell’Armenia sono stati completamente liberati. Le colline circostanti il villaggio di Talish, comportando una minaccia per il distretto di Goranboy e la città di Naftalan, così come l’insediamento di Seysulan, sono stati completamente liberati dalle forze di occupazione dell’Armenia. Le truppe dell’Azerbaigian, per proteggere la città di Horadiz dalla minaccia del nemico, hanno preso il controllo sulla collina “Lele tepe” in zona Fizuli, occupata dall’Armenia nel 1993, che offre la possibilità di controllare una vasta area di importanza strategica.
Durante i combattimenti, 12 soldati azerbaigiani hanno perso la vita, è stato abbattuto un elicottero MIG-24 delle forze armate dell’Azerbaigian e un carro armato è esploso su una mina.
Il Ministero della Difesa della Repubblica dell’Azerbaigian ha dichiarato, che considerando le insistenti richieste da parte di organizzazioni internazionali e la politica di pace perseguita dal governo dell’Azerbaigian, le Forze Armate dell’Azerbaigian hanno preso la decisione di sospendere unilateralmente le operazioni di contro-attacco e le misure di ritorsione contro le truppe dell’Armenia nei territori occupati dell’Azerbaigian e di avviare i lavori per rafforzare la protezione dei territori e delle terre liberati dall’occupazione. Nel caso in cui le forze armate dell’Armenia non sospenderanno le attività sovversive e attaccheranno nuovamente – prosegue il Ministero, le forze militare dell’Azerbaigian riprenderanno le operazioni per liberare i territori occupati e garantire l’integrità territoriale della Repubblica dell’Azerbaigian.
Le azioni dell’Armenia che colpiscono obiettivi civili, in flagrante violazione dei suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario, devono essere fortemente condannate dalla comunità internazionale. Ricordiamo che ogni responsabilità è da far ricadere sull’Armenia, in quanto stato che ha condotto l’aggressione e l’occupazione contro l’Azerbaigian.
Le azioni delle forze armate dell’Armenia che hanno portato a far degenerare la situazione sono in coincidenza con l’occupazione della regione Kalbajar dell’Azerbaigian il 2 aprile 1993. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione n.822 (1993) in relazione alll’occupazione di Kalbajar. Le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza n. 822 (1993), 853 (1993), 874 (1993) e 884 (1993) chiedono il ritiro completo e incondizionato delle truppe dell’Armenia da tutti i territori occupati dell’Azerbaigian. Tuttavia, l’Armenia prosegue l’occupazione di territori dell’Azerbaigian, le sue azioni deliberate portano al peggioramento della situazione e a colpire i civili.
L’Azerbaigian ha ripetutamente affermato che la presenza illegale di truppe dell’Armenia nei territori occupati dell’Azerbaigian rimane uno dei principali ostacoli nella risoluzione del conflitto e causa l’escalation della situazione e il verificarsi di incidenti e gli scontri sulla linea di contatto tra le forze armate dell’Azerbaigian e dell’Armenia continueranno fin quando l’Armenia non ritirerà le sue truppe dalle terre occupate dell’Azerbaigian. Per realizzare progressi nella risoluzione del conflitto e per assicurare la pace duratura nella regione, la comunità internazionale, in primo luogo, deve chiedere con forza all’Armenia di ritirare le sue forze armate da tutti i territori occupati dell’Azerbaigian in conformità con i requisiti delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Una presa di posizione ferma della comunità internazionale è estremamente importante, per costringere l’Armenia ad abbandonare l’aggressione militare contro l’Azerbaigian ed a ritirare le sue forze militari dai terrtiori occpuati dell’Azerbaigian.
A seguito dell’aggressione militare dell’Armenia da più di 20 anni, il 20% del territorio internazionalmente riconosciuto della Repubblica dell’Azerbaigian rimane sotto occupazione da parte delle truppe dell’Armenia, più di 30 mila azerbaigiani sono stati uccisi, più di 50 mila sono stati feriti e resi invalidi. Più di milione di azerbaigiani che vivono come rifugiati e sfollati da quasi 20 anni sono divenuti vittime della pulizia etnica e della politica di genocidio dell’Armenia e sono stati privati di diritti elementari. Tutto il patrimonio storico-culturale dell’Azerbaigian nei territori occupati è stato distrutto.