Nepal. La Corte suprema ha annullato la decisione del governo di sciogliere la Camera bassa

di Alberto Galvi

In Nepal un collegio costituzionale di cinque membri guidato dal presidente della Corte suprema Cholendra Shumsher ha annullato la decisione del governo di sciogliere la Camera bassa del parlamento di 275 membri, una sentenza che probabilmente porterà la nazione himalayana in una crisi politica.
L’ordinanza del tribunale è arrivata in risposta ai diversi ricorsi presentati al tribunale contro la decisione del primo ministro Khadga Prasad Sharma Oli del partito NCP (Nepal Communist Party) di sciogliere la Camera. Per il collegio essa doveva rimanere in carica ancora due anni. Il parlamento federale bicamerale è formato dall’Assemblea nazionale composta da 59 seggi per un mandato di 6 anni, con rinnovo di un terzo dei membri ogni 2 anni.
La Camera dei rappresentanti è composta da 275 seggi di cui 165 membri sono eletti direttamente in collegi elettorali a maggioranza semplice e 110 membri in un unico collegio nazionale con voto di rappresentanza proporzionale a liste chiuse, con una soglia del 3 per cento di voti per l’assegnazione del seggio. I suoi membri restano in carica per 5 anni.
La mossa di Oli di sciogliere la Camera ha scatenato le proteste di un’ampia sezione dell’NCP, in particolare dal suo rivale Pushpa Kamal Dahal, anche lui co-presidente del partito al governo. Il CPN (Communist Party of Nepal) -UML (Unified Marxist–Leninist), guidato da Oli, e l’NCP guidato da Pushpa Kamal Dahal si sono fusi nel maggio 2018 per formare un partito comunista del Nepal unificato in seguito alla vittoria della loro alleanza nelle elezioni generali del 2017.
Inoltre sono state depositate presso il tribunale ben 13 petizioni scritte per chiedere il della Camera bassa. La corte ha detto che una riunione del parlamento reintegrato deve essere convocata entro 13 giorni.
Il Nepal è entrato in una crisi politica da quando il premier Oli ha preso la decisione improvvisa e ha chiesto elezioni anticipate 18 mesi prima del previsto.
Le ragioni che hanno portato il presidente nepalese a questa decisione sono le conseguenze della pandemia di coronavirus che hanno colpito duramente l’economia del Paese dipendente dal turismo.
Oli ha difeso la decisione, dicendo che i suoi rivali dell’NCP al governo non avevano collaborato con loro nella nomina di funzionari e in altre decisioni politiche.
Il verdetto significa che Oli deve affrontare adesso un voto di sfiducia dopo che è stato eletto nel 2018 provenendo da una schiacciante vittoria del suo partito nelle elezioni del 2017. La decisione del tribunale è stata accolta con favore dall’opposizione e dai membri della fazione dissidente del suo partito.
Lo scorso dicembre in mezzo a una lotta per il potere all’interno del partito di governo, il Nepal è precipitato in una crisi politica: il presidnete Bidya Dev Bhandari ha sciolto la Camera dei rappresentanti e su raccomandazione del primo ministro Oli ha annunciato nuove elezioni il 30 aprile e il 10 maggio.