Netanyahu studia come espropriare nuovi terreni. Mentre gli archeologi scavano i giardini dei palestinesi

di Enrico Oliari –

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha oggi pensato di incaricare il ministro della Giustizia, Yaakov Neeman, di studiare i mezzi giuridici per permettere ai coloni israeliani di costruire sui terreni privati dei palestinesi. A riferirlo è il quotidiano israeliano Haaretz, il quale informa di come lo stesso Netanyahu sia sottoposto a continue pressioni da parte della lobby dei coloni e dell’ala destra della sua coalizione seguite alla demolizione di tre edifici abusivi nella colonia illegale di Migron, vicino a Ramallah, in Cisgiordania.
L’azione era stata ordinata dallo stesso Primo ministro su indicazione del Procuratore generale Yehuda Weinstein e già oggi, a quanto denuncia il movimento anti-colonie Peace Now, più di 70 avamposti sono costruiti, in parte o totalmente su terreni privati palestinesi, nonostante le colonie restino illegali per la Comunità internazionale al di là del fatto che siano autorizzate o meno da Tel Aviv.
Sono circa 310.000 gli israeliani che si sono insediati in Cisgiordania, mentre ne vivono più di 200.000 ebraici di Gerusalemme est.
Ed è sempre a Gerusalemme, nella parte della Città Vecchia, che oggi si respira aria di tensione fra l’amministrazione, l’associazione di coloni Elad ed il mondo degli archeologi: la dottoressa Eilat Mazar, archeologa della stessa associazione ed in passato accusata dal mondo accademico di spingere per un’archeologia più interessata agli insediamenti che ai reperti storici, ha a sua volta preso le distanze dalla Elad, accusandola di non rispettare i criteri scientifici della ricerca. In realtà la Elad, ben sostenuta dal governo Netanyahu, ha appena riaperto un antichissimo tunnel di 650 metri scavato nella roccia, utilizzato dai pellegrini ebrei in tempi antichi per raggiungere dalle profondità della Piscina di Siloe il sovrastante Tempio di Gerusalemme, non curante del fatto che tale cunicolo si trovi in una zona che è oggetto di pericolose tensioni, ovvero a breve distanza dalla Spianata delle Moschee, luogo sacro all’Islam. Il parco archeologico della Elad è situato, neanche a dirlo, nel popoloso rione palestinese di Silwan, cosa che ha dato in più occasioni addito a disordini anche gravi fra gli israeliani dell’associazione ed i residenti al punto che gli scavi sono ‘protetti’ con guardie private armate.
Per l’imminente Festa dei Tabernacoli gli israeliani sono stati invitati a visitare per la prima volta il ‘tunnel nascosto’ dei pellegrini: per taluni sarà indubbiamente un’esperienza emozionante… mentre per i residenti significherà avere intrusi in casa. Ma non sarebbe stato più semplice che la Elad avesse coinvolto i residenti palestinesi, proprietari dei terreni scavati, e li avesse resi partecipi dei benefici, anche economici, che il flusso turistico è solito portare?