Nigeria. Goodluck dichiara lo Stato d’emergenza per il Boko Haram

Notizie Geopolitiche

boko haram 2A seguito delle numerose e sanguinose violenze messe in atto dalla setta islamista Boko Haram, il presidente nigeriano Jonathan Goodluck, ha dichiarato lo stato d’emergenza in tre stati nel nord del paese a confine con Camerun, Niger e Ciad: Yobe, Borno e Adamawa.
A partire dal 2009 è attiva, soprattutto in queste zone di confine, un’associazione terroristica, il Boko Haram, che si pone l’obiettivo politico di imporre la sharia e trasformare in un califfato islamico la Nigeria. Questo paese dell’Africa occidentale è il primo produttore di petrolio del continente, con una popolazione equamente divisa tra cristiani e mussulmani. Purtroppo non si tratta solo di un conflitto religioso, ma più spesso economico: lo stato e i politici, a volte corrotti, non impiegano correttamente i proventi del greggio. Boko Haram ha rivendicato nel corso degli anni numerosi attentati, per la maggior parte con obiettivo le chiese ed i loro fedeli. Tra i provvedimenti per cercare di limitare tutte questi morti, la proposta fatta a marzo di un’amnistia, appoggiata dagli USA, ma rigettata da Abubakar Shekau, presunto leader dei Boko Haram, che ha affermato di non aver fatto nulla di tanto grave da ottenere un’amnistia attaccando anzi il governo di violenze contro i mussulmani.
A fine marzo l’assalto alla prigione di Gwoza, a confine col Camerun, ha portato alla liberazione di 170 detenuti e all’uccisione di una guardia e di un passante. Ad aprile a Maiduguri, roccaforte Boko Haram nel nord del paese, è stato attaccato un commissariato di polizia. Ad aprile a Baga e a maggio a Bama, nel nord della Nigeria, due attacchi rivendicati da Shekau. A Baga la morte di almeno 186 persone. In questo caso c’è stata, nonostante la rivendicazione, l’accusa da parte dei cittadini nei confronti dell’esercito, reo di aver utilizzato i civili come scudi umani e di aver appiccato il fuoco alle abitazioni. A Bama l’attacco armato e stato rivolto alla base militare, alla stazione di polizia e alla prigione. Il bilancio: 55 morti, tra cui poliziotti, militari, guardie carcerarie e semplici civili, e la liberazione di almeno 105 detenuti. Afferma Goodluck, che questa strage ai danni della sicurezza nigeriana dev’essere presa come una dichiarazione di guerra. Da qui la decisione di inviare in queste zone più truppe, compresi gli aerei da combattimento, col compito di radere al suolo tutti gli edifici sospettati di avere al loro interno un terrorista. Eppure queste misure, già in passato, erano state poco efficaci: l’esercito si era macchiato di gravi crimini contro la popolazione con stupri, omicidi di massa e arresti discutibili. Si corre, inoltre, il rischio di vedere le genti del nord, che già ora si sentono poco tutelate dallo stato, abbracciare la causa dei Boko Haram, che dall’anno della sua nascita ad oggi ha provocato oltre tremila morti.
Secondo il Presidente Nazionale del partito al potere, questa decisione di imporre lo stato d’emergenza sarebbe stata presa anche per impedire che i Boko Haram annuncino una secessione del nord-est con la creazione di un nuovo stato.
La prima reazione, circa mezz’ora dopo il comunicato di Jonathan, è stata l’uccisione del reverendo Faye Pama Mussa, Segretario dell’associazione che riunisce le principali confessioni cristiane nigeriane.