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Il gruppo jihadista e secessionista del Boko Haram ha diffuso video, probabilmente dello scorso dicembre, in cui si vedono alcune delle 276 studentesse nigeriane rapite il 14 aprile dalla scuola professionale femminile di Chibok, nello stato nordorientale del Borno: una delle ragazze dice nel filmato che “E’ il 25 dicembre 2015, parlo a nome di tutte le ragazze di Chibok, stiamo tutte bene”, sottolineando la parola “tutte”.
Nel video si vedono una quindicina di ragazze, e delle 276 circa 80 erano riuscite a liberarsi da subito, mentre delle altre si era persa traccia.
Non si tratta dell’unico caso di rapimento di scolaresche portato a termine dai jihadisti, e mentre le ragazze sono state impiegate come schiave o come mogli, i ragazzi, spesso bambini, sono stati arruolati nel conflitto.
Il messaggio del video era indirizzato ai negoziatori che portano avanti le trattative per il rilascio delle giovani, tra i quali il senatore Shehu Sani.
Il Boko Haram, che ha aderito lo scorso anno all’Isis, è stato fortemente indebolito dall’azione congiunta dei militari di Nigeria, Benin, Camerun, Niger e Ciad, e la sua azione è attualmente concentrata in sanguinosi attentati, spesso compiuti presso la città di Maiduguri.
Sono 20mila le vittime del conflitto del Boko Haram, iniziato nel 2009: il 25 marzo il leader del gruppo, Abubakar Shekau ha ordinato ai suoi di fermare le ostilità e di arrendersi, un’indicazione che alcune frange del movimento hanno fatto sapere di non voler seguire.
