Non decolla la pace fra il Sudan ed il Sud Sudan

di Giacomo Dolzani –

Nonostante gli accordi firmati ad Addis Abeba tra Juba e Khartoum, i quali prevedevano le misure da prendere per mettere fine alle ostilità tra i due stati e garantire così la ripresa dell’estrazione di petrolio, altre difficoltà continuano a rendere faticoso un ritorno alla normalità e la distensione dei rapporti tra i due paesi africani.
A fronte della apparente buona volontà dimostrata da entrambe le parti in causa a ristabilire i rapporti di buon vicinato si continuano a verificare, sia nel Sudan che nel Sud Sudan, scontri interni tra fazioni ribelli e forze governative in Darfur, nel Nilo Blu e nel Sud Kordofan, dove guerriglieri combattono ormai da decenni una guerra contro Khartoum per il controllo dei ricchi giacimenti petroliferi e minerari di quelle regioni, mentre Juba deve fare i conti con i miliziani comandati da David Yau Yau, che imperversano nello stato orientale di Jonglei, e con i quali oggi si sono verificati scontri a fuoco che hanno provocato 20 vittime tra soldati sudsudanesi e miliziani.
A causa di questi inconvenienti, la creazione della zona cuscinetto smilitarizzata di dieci chilometri tra i due paesi, come sarebbe stato previsto dai piani firmati nel vertice tenutosi nella capitale etiope, non si è potuta realizzare, per questo spesso i due eserciti si scontrano ancora in schermaglie che hanno il solo risultato di innalzare ulteriormente la tensione.
Il presidente sudsudanese, Salva Kiir, ha quindi dovuto annunciare nuovamente un ritardo nella ripresa dell’attività estrattiva, che a pieno regime dovrebbe produrre all’incirca 350.000 barili di greggio al giorno, mettendo sempre più in crisi le casse di uno stato le cui entrate sono costituite, quasi interamente, dagli introiti derivanti dalla vendita del petrolio.