Nuova Zelanda. Le politiche del governo Ardern per combattere la pandemia da Covid-19

di Alberto Galvi

La Nuova Zelanda è entrata in emergenza per la pandemia da Covid-19 dal 25 marzo scorso e da allora le misure di restrizione applicate sono state tra le più severe attuate al mondo, ma che hanno consentito al Paese di controllare la diffusione del virus. In questo modo le autorità sanitarie neozelandesi sperano entro il 15 giugno di sradicarlo completamente dal loro territorio.
Nel frattempo il governo neozelandese del primo ministro Jacinda Ardern ha annunciato la riapertura di aziende, centri commerciali, cinema, ristoranti, campi da gioco e palestre. Le scuole sono state riaperte il 18 maggio, mentre i bar hanno riaperto il 21 maggio.
Il potere legislativo in Nuova Zelanda è in mano ad un organo unicamerale chiamato Camera dei Rappresentanti, che è composto da 120 seggi, di cui 71 membri sono eletti direttamente nei collegi uninominali, compresi i 7 collegi elettorali Maori, con voto a maggioranza semplice e 49 eletti direttamente con voto proporzionale. I membri eletti svolgono un mandato di 3 anni.
La Nuova Zelanda ha bisogno di una revisione urgente del sistema sanitario, compresa l’istituzione di una nuova agenzia nazionale di sanità pubblica per la prevenzione e il controllo delle malattie.
Molti altri Paesi come Singapore, Corea del Sud e Australia, che seguono un approccio di contenimento elevato hanno avuto nuovi focolai.
Mantenere il Paese senza contagi da Covid-19 sarà una sfida infatti rimangono potenziali siti di trasmissione dall’estero: aeroporti, porti marittimi e strutture di quarantena, in particolare a causa delle pressioni per aumentare il numero di arrivi.
Il Paese oceanico dipende dal turismo e dal commercio. Gli economisti sostengono che una Nuova Zelanda libera da virus ha bisogno di più commercio globale e investimenti esteri. L’ampliamento della rete di accordi di libero scambio della Nuova Zelanda rimane una priorità assoluta per la politica estera. 
A seguito del ritiro degli Stati Uniti dal TPP (Trans-Pacific Partnership) nel gennaio 2017, i restanti 11 paesi (Australia, Brunei, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Canada, Cile, Giappone, Perù, Singapore e Vietnam) hanno ribattezzato l’accordo CPTPP (Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership). Anche la Cina è uno dei più importanti partner commerciali della Nuova Zelanda.
Il Paese oceanico si sta anche muovendo verso l’inverno quando i virus respiratori possono diffondersi più facilmente, come si vede con i coronavirus altamente stagionali che causano il raffreddore comune.
L’approccio alla lotta al Covid-19 della Ardern, che dirige un governo di coalizione di minoranza composto dal LP (Labour Party) con il sostegno del GP (Green Party) è sembrata quasi autoritaria, ma la sua enorme popolarità ha portato queste scelte a suo favore. Di fronte a una crisi emergenziale come questa, la maggior parte degli elettori ha deciso di fidarsi di lei.
Il Paese oceanico si sta ora preparando ad allentare le restrizioni a causa del Covid-19 ponendo fine alle distanze fisiche e alle varie restrizioni.
La rimozione dei limiti per le riunioni di grandi dimensioni aumenterà il rischio di una nuova epidemia. Per ridurre questo rischio, i neozelandesi dovranno continuare a evitare possibili contagi evitando luoghi chiusi e affollati.