Passa al parlamento di Atene la proposta dei creditori per i prestiti: le opposizioni salvano Tsipras

di Enrico Oliari –

grecia parlamento tsipras grandeSolo la Repubblica islamica dell’Azawad, proclamata il 27 maggio 2012 e sciolta il giorno dopo, è stata più effimera del risultato del referendum greco del 5 luglio. E a dare il colpo finale al più rivoluzionario e al più disatteso degli “oxi” è stato il voto del parlamento di Atene, che con 229 favorevoli e 64 contrari ha scelto di accettare gli aiuti e le richieste dei creditori e quindi di salvare il paese dal default.
Fuori dal palazzo, dopo una giornata di paralisi dei servizi a causa dello sciopero dei dipendenti pubblici, gli anarchici in nero hanno trasformato piazza Syntagma in un campo di battaglia, con auto bruciate, arredo urbano distrutto, e cariche della polizia in un contesto politico che vedeva pochi mesi fa Tsipras promettere che con la sua presidenza non vi sarebbero mai state. Una cinquantina gli areresti.
Dentro il palazzo il premier Alexis Tsipras e i deputati, anche quelli del suo partito che lo hanno abbandonato: i voti sono arrivati dalle opposizioni, che hanno salvato il premier per non far cadere la Grecia nel momento più critico della sua storia recente. In 39 deputati di Syriza, fra cui l’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, hanno votato contro l’accettazione dell’accordo.
Già nel pomeriggio Tsipras aveva riunito i suoi, ed aveva avvertito che “Se qualcuno ha una soluzione alternativa, me lo dica. O votate il piano, o me ne vado”. E immediatamente prima del voto ha detto all’aula che “Sono orgoglioso di essere qui a lottare per il futuro del mio Paese. Contro di noi ci sono forze grandi, siamo un piccolo popolo che lotta per le sue ragioni. Siamo riusciti a dare una lezione di dignità a tutto il mondo”. “La manovra è dura”, ammette, ma di fronte aveva tre opzioni: “L’accordo, il fallimento, o la proposta di Schaeuble”.
I bancomat non erogano quasi più soldi, non ce ne sono per pagare gli stipendi, figurarsi per mantenere le promesse distribuite in questi mesi, come l’assunzione di 1.500 giornalisti per far funzionare la tv di stato e di altri 15mila dipendenti pubblici.
Urgente è il prestito ponte da 7 miliardi, ma non meno attesi sono gli 86 miliardi in tre anni necessari per pagare i debiti e far funzionare la macchina dello stato, per rimettere in giro liquidità, con un debito pubblico stimato in crescita fino a toccare il 200%.
Ma, comprensibilmente, non è stato possibile soddisfare tutte le richieste di quella che di fatto è tornata ad essere la “troika”, la quale pretendeva che entro la giornata del 15 luglio Atene approvasse la riforma dell’Iva, l’introduzione di meccanismi automatici per il taglio della spesa in caso di sforamento dagli obiettivi di bilancio, la riforma dell’Istituto di statistica e l’alzamento dell’età pensionabile: Tsipras “allungherà” di qualche giorno.
E intanto in 14 giorni sono stati bruciati 25 miliardi, realtà che il deputato Kiriakos Mitsotakis ha voluto far presente in aula.