Pasticcio a Roma: Haftar vede Conte, al-Serraj dà buca

di Guido Keller

Ieri a Roma erano attesi, per due incontri separati, il presidente del governo “di Tripoli” Fayez al-Serrraj e l’uomo forte “di Tobruk”, il generale Khalifa Haftar. Il tentativo dell’Italia di riprendere l’iniziativa diplomatica si è tuttavia rivelato un mezzo disastro, dal momento che al-Serraj non si è presentato all’appuntamento rinunciando all’ultimo di partire, un modo di palesare la sua delusione nei confronti di una nazione che fino a ieri lo ha sostenuto, mentre oggi sembra dare un colpo alla botte ed uno a cerchio.
Un doppiogiochismo che sconfessa la diplomazia italiana stessa, se si pensa che in un primo momento la comunità internazionale, guidata dall’Italia visto che la Libia è una propria zona di influenza, aveva riconosciuto le elezioni del 2014 e quindi il parlamento ed il governo che erano usciti dalle urne. L’intervento militare di tribù potenti come quella di Misurata e delle varie milizie anche islamiste che componevano “Alba della Libia” avevano costretto il governo e il parlamento eletti a fuggire a Tobruk, e prontamente l’Italia aveva dichiarato il proprio riconoscimento al nuovo governo “di Tripoli”, inclusivo (anche degli islamisti), ma nato in contrapposizione alle elezioni legittime.
Da allora la situazione in Libia ha subito forti impulsi, soprattutto dalle cancellerie straniere, ed è cambiata fino ad arrivare all’offensiva di Khalifa Haftar del 4 aprile scorso, con la quale ha gradualmente conquistato il paese sino a spingersi oggi alle porte della capitale.
Tutti i tentativi di proporre il dialogo sulla crisi libica si sono tradotti in buoni propositi e pacche sulle spalle, ovvero nel solito invito alla pace e al dialogo, ma oggi al- Serraj ha bisogno di concretezza e non di chiacchiere, anche perché nella Libia orientale continuano a giungere aiuti militari da ogni dove, in particolare da Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Egitto, ma anche occultamente dalla Francia e dagli Stati Uniti, migliaia di mercenari dal Sudan e “istruttori” russi.
Al-Serraj ha insomma bisogno di appoggio militare ed al momento solo la Turchia si è fatta avanti, mentre l’Italia che lo ha sostanzialmente messo lì sta ora facendo il filo al capo della parte avversaria. Ed è per questo che venendo da Bruxelles, dove ha visto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, quello dell’Europarlamento, David Sassoli, e l’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell non ha fatto scalo a Roma.
Un messaggio diretto all’Italia, ben più dello sgarbo di aver organizzato un incontro prima con Haftar e poi con lui, presidente del governo riconosciuto. Commettendo tuttavia l’errore di lasciare spazio ad Haftar, il quale si è sentito dire dal premier italiano Giuseppe Conte il solito invito al cessate-il-fuoco e a “rinunciare all’opzione militare”. Almeno questa è la versione ufficiale.