Perù. Corruzione: nuova mozione al Congresso contro il presidente Vizcarra

di Alberto Galvi

Il Congresso del Perù ha approvato con 60 voti a favore, 40 contrari e 18 astenuti una mozione per avviare un processo di rimozione del presidente Martín Vizcarra dal suo incarico istituzionale per le accuse di corruzione, un mese e mezzo dopo essere sopravvissuto a un precedente processo di impeachment.
La mozione nei confronti di Vizcarra è stata promossa dagli scranni dell’UPP (Unión por el Perú) e ha avuto le firme dei membri del Congresso di PP (Podemos Perù), AP (Acción Popular) e FA (Frente Amplio).
Le accuse nei confronti pel presidente Vizcarra riguardano tre testimoni che affermano che il presidente peruviano ha ricevuto quando era governatore della regione di Moquegua una tangente di 1,3 milioni di soles, in cambio della facilitazione di una serie di appalti pubblici.
Per accogliere la mozione, bastava ottenere il voto favorevole del 40 per cento dei voti del Congresso, l’equivalente di 52 parlamentari, mentre per rimuovere il presidente dalla sua carica sarebbe stato necessario raggiungere gli 87 voti contrari.
Il capo di Stato peruviano è entrato in carica nel 2018 e costituzionalmente non può ottenere un nuovo mandato e alcuni deputati stanno cercando di causare l’impeachment a pochi mesi dalle elezioni presidenziali previste per l’11 aprile prossimo.
Vizcarra, non ha una propria rappresentanza partitica in parlamento in questa legislatura il cui mandato termina a luglio 2021. Dall’inizio del suo mandato è già sopravvissuto a un tentativo di estromissione il 18 settembre scorso. In quell’occasione il presidente peruviano e alcuni membri del suo entourage sono stati accusati di aver facilitato l’assunzione irregolare del cantante Ricardo Cisneros.
In questo caso Vizcarra ha superato una mozione di sfiducia al Congresso poco più di un mese fa, in cui 32 dei suoi membri hanno votato a favore della sua rimozione, in questo caso 15 deputati si sono astenuti e 78 hanno votato contro.
Il presidente peruviano presenterà la sua difesa al Congresso il 9 novembre prossimo, seguito da un altro voto.