Perù. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nella capitale Lima e in altre tre regioni

di Alberto Galvi –

Il governo del Perù ha dichiarato lo stato di emergenza nella capitale Lima e in altre tre regioni a seguito delle proteste che hanno provocato nelle ultime settimane almeno 48 morti. Il provvedimento, annunciato nella tarda serata del 14 gennaio e in vigore per 30 giorni autorizza l’esercito a intervenire per mantenere l’ordine; sospende inoltre diversi diritti costituzionali come la libertà di movimento e di riunione.
Le proteste contro il presidente Dina Boluarte hanno attanagliato la nazione sudamericana da quando l’ex presidente di sinistra Pedro Castillo è stato rimosso dall’incarico a dicembre e detenuto per aver, stando alle accuse, tentato di sciogliere illegalmente il Congresso. Castillo è stato sostituito nella carica di presidente da Boluarte, che era vicepresidente, in conformità alla Costituzione.
I sostenitori di Castillo hanno marciato e barricato le strade in tutto il paese per settimane, chiedendo che si tengano nuove elezioni e che Boluarte si dimetta. Mentre le proteste divampavano, provocando scontri tra polizia e manifestanti, le autorità hanno chiuso i collegamenti aerei e ferroviari con il famoso sito turistico di Machu Picchu.
Mentre Boluarte si è scusata per la violenza, ha insistito sul fatto che non si sarebbe dimessa in mezzo ai disordini e ha rifiutato la possibilità di convocare un’assemblea costituente come richiesto dai manifestanti, sottolineando le difficoltà che il vicino Cile ha avuto nella redazione e l’approvazione di una nuova costituzione.
Negli ultimi anni il Perù ha subito l’instabilità politica. Boluarte è la sesta persona a detenere la presidenza in cinque anni. Castillo è stato indagato in diversi casi di frode durante il suo mandato, ed è stato imprigionato per 18 mesi con l’accusa di ribellione.