Piero Fassino, ‘per l’Italia i Balcani sono una priorità strategica della nostra politica estera’

di Francesco Cirillo

In occasione della conferenza della Fondazione NATO Defense College Foundation Balkan Perspectives 2020 abbiamo incontrato l’on. Piero Fassino, presidente della Commissione Esteri della Camera, il quale ha approfondito l’importanza del processo di integrazione europeo dei Balcani e il ruolo giocato dall’Italia: ‘Ci legano profondi legami storici, economici e culturali’.

– On. Fassino, Nel delicato equilibrio della regione balcanica, qual è il ruolo dell’Italia nel processo di integrazione europea?
L’Italia è da sempre al fianco di qualunque sforzo finalizzato all’integrazione dei Balcani; lo dimostra il nostro essere tra i promotori dei principali fora europei dedicati alla regione: l’Ince e l’Iniziativa Ionico Adriatica sono state promosse dall’Italia, che ne detiene anche i segretariati, e il nostro Paese è tra i promotori del cosiddetto “processo di Berlino”. Per l’Italia i Balcani sono una priorità strategica della nostra politica estera. È una regione alle porte di casa. Tutto ciò che vi accade ci investe immediatamente. Siamo stati e siamo presenti con i nostri militari nelle missioni di stabilizzazione e pacificazione della regione. Siamo il secondo partner economico della regione e il primo di alcuni Paesi. Profondi legami storici, culturali, economici, politici ci connettono alle società dei Balcani. E ci sono amplissimi spazi per rafforzare e espandere quei legami. La nostra storia è all’insegna del dialogo e del riconoscimento reciproco, noi non abbiamo alleati storici o nemici storici nei Balcani, ne’ sfere d’influenza da difendere o da creare. Siamo interessati ai Balcani come area strategica nel loro complesso, consapevoli che una piena e completa integrazione dei Balcani nell’Unione Europea sia una precondizione essenziale per la stabilità e la crescita di tutto il continente. Insomma il ruolo dell’Italia è quello di essere sponsor e partner dell’integrazione europea dei Balcani, un investimento che deve essere contemporaneamente politico, economico e culturale“.

– Grandi potenze come la Russia, la Cina e la Turchia vogliono rafforzare la loro influenza a discapito dell’Unione Europea, della NATO e degli Usa. Come si muove Bruxelles?
Viviamo in un mondo interdipendente e globale, in cui molti Paesi tendono a giocare a tutto campo. Bruxelles deve esserne consapevole, senza bandire crociate o stracciarsi le vesti. E’ la geopolitica: una dinamica della vita e della storia degli uomini che non si può eliminare o bloccare. Semmai proprio la presenza di altri attori come Cina, Russia e Turchia, deve sollecitare l’Unione Europea ad essere, con determinazione e senza ambiguità, un soggetto attivo e protagonista, non uno spettatore o un testimone della politica internazionale. E questo comporta assunzioni di responsabilità ad oggi sconosciute dalle istituzioni comunitarie. L’Unione Europea è nata per superare le storiche divisioni e i ricorrenti conflitti che hanno insanguinato il continente. E l’obiettivo è unire i popoli europei per crescere insieme e insieme assicurare ai cittadini europei prosperità e pace. E in un mondo sempre più interdipendente l’Europa ha il dovere di battersi per affermare in tutto il pianeta valori di libertà, diritto e democrazia. Ed è questo il modo più efficace per fare fronte alla competizione di altri attori e contrastare ogni tentativo di disgregazione che comporterebbe per l’Europa la regressione a una sorta di stato di minorità.
Analogo discorso riguarda la NATO. In questi anni abbiamo conosciuto attriti e incomprensioni tra le due sponde dell’Atlantico che non hanno fatto bene a nessuno. E’ evidente che la NATO sia in cerca di una nuova vocazione, di una nuova mission a 30 anni dalla fine della Guerra Fredda. Ma un nuovo profilo deve partire dalla consapevolezza che ci uniscono i comuni valori occidentali e che la cooperazione politica e di difesa tra noi e gli USA è un asse portante di tutta la geopolitica italiana ed europea e tale deve rimanere
“.

– Cambieranno gli equilibri dopo l’accordo tra Serbia e Kosovo? Lo ritiene un passo avanti sulla normalizzazione dei rapporti tra i due paesi?
Dopo anni di conflitti e contrapposizione, si è avviato un percorso di dialogo. Siamo ai primi passi. L’incontro di Washington e l’azione del mediatore europeo sono un prezioso ausilio è una forte sollecitazione a serbi e kossovari a parlarsi. Nei Balcani, terra storicamente travagliata da guerre, conflitti e contrapposizioni, bisogna usare la massima prudenza consapevoli che ogni acquisizione può essere reversibile. Tuttavia se mettiamo insieme il riconoscimento della Macedonia del Nord da parte della Grecia, il ritorno al dialogo tra opposizione e maggioranza in Albania e i colloqui tra Serbia e Kosovo, non possiamo non riconoscere come tutta la regione stia facendo un notevole sforzo in direzione della stabilizzazione. Con la consapevolezza che superare le contrapposizioni e realizzare accordi di stabilità e pacificazione e’ essenziale anche per favorire una accelerazione del percorso di integrazione europea“.