Possibili effetti collaterali di un attacco USA contro le milizie pro iraniane

di Angelo Gambella –

Gli USA preparano una serie di bombardamenti contro le milizie pro iraniane in Iraq e Siria come risposta, rappresaglia, all’attacco con droni alla base di Rukban in Giordania costato la vita a 3 soldati USA con una quarantina di feriti.
L’azione potrebbe durare più giorni e indebolire fortemente le milizie e danneggiare il loro vero sostenitore, l’Iran.
Ma può avere un effetto collaterale.
In Iraq il governo è alle prese col malcontento per la presenza militare USA e preme per un ritiro. Khataib Hezbollah responsabile dell’attacco in Giordania ha emesso un comunicato riferendo di sospendere ogni attacco, mossa dichiarata per non mettere in difficoltà il governo iracheno. Ma questi gruppi armati che attaccano con mortai e razzi le basi degli Stati Uniti in Iraq e in Siria, accrescono ogni mese la loro “forza lavoro”; un attacco “telefonato” colpirebbe i campi di addestramento ormai abbandonati, mentre i militanti armati si starebbero già spostando in altri luoghi. Baghdad non risolve in questo modo il problema della presenza delle milizie e rischia di veder aumentare il malcontento popolare.
L’ISIS è nato in Iraq ma è prosperato in Siria.
In Siria le milizie pro iraniane sono al servizio del governo/regime. Queste milizie composte da siriani, iracheni, iraniani ma anche da afgani e pakistani operano a stretto contatto con l’esercito siriano e con le milizie organizzate dello stato siriano anche in chiave anti ISIS.
La base giordana colpita da Khataib Hezbollah, regolarmente autorizzata da Amman, è posta esattamente al confine con la roccaforte di Al Tanf, località siriana nella zona semidesertica meridionale, controllata dagli Stati Uniti e da una milizia ribelle siriana, senza, tuttavia, autorizzazione delle autorità di Damasco.
Solo poche settimane fa è avvenuta una incursione dell’Isis, che sarebbe partita proprio da Al Tanf, per spingersi fino alle vicinanze di Al Sukna, ad est di Palmira, dove veniva fermata dall’esercito siriano e dalle milizie siriane pro governative. Le azioni dell’ISIS nel deserto siriano sono, infatti, all’ordine del giorno con il tentativo dei jihadisti di costituire un proprio territorio in zone difficilmente controllabili da Damasco senza l’aiuto dei gruppi armati più o meno sostenuti dall’Iran.
I gruppi siriani dal canto loro non sono nuovi ad attacchi contro le basi degli Stati Uniti ad est del fiume Eufrate: vasto territorio siriano controllato dall’alleanza curdo-araba SDF sostenuta dagli USA. Qui insistono le basi americane presso i pozzi di petrolio di Al Omar e Conoco; è fuor di dubbio che le milizie siriane della zona saranno colpite dai previsti raid americani.
Un eventuale pesante attacco missilistico nelle regioni di Homs e Deir Ezzor potrebbe causare la dispersione delle milizie ed una avanzata dei combattenti dell’ISIS. Ovviamente se l’Isis riceverà la “sua parte” di bombe non riuscirà ad approfittare della situazione.
Lo stretto collegamento delle unità siriane con componenti delle Guardie della Rivoluzione, della Hezbollah libanese e delle milizie pro iraniane è noto. Non è un caso se nel corso dei ripetuti attacchi israeliani di questi anni in Siria, una parte delle vittime si registra tra i soldati regolari.
Alcune installazioni governative da Quneitra a Deir Ezzor sono a rischio: dagli Stati Uniti potrebbe arrivare un aiuto a Tel Aviv che le ha più volte prese di mira nel tempo, mentre Israele deve concentrare il suo maggior sforzo a Gaza e presso il confine con il Libano meridionale (sempre che non si spinga prossimamente all’interno del territorio libanese).
In tutto questo l’Iran non si aspetta attacchi diretti sul suo territorio e probabilmente tali raid non avverranno sul suolo iraniano.
L’Iran risulterà indebolito dalla perdita di strutture, armi e combattenti dei propri alleati dell'”Asse della resistenza” ma i danni maggiori rischiano di essere d’immagine per l’Iraq e soprattutto in campo militare per la Siria. La “Siria di Assad” che non trova pace da molti anni a questa parte.