Quad. L’alleanza informale lancia un piano di sorveglianza marittima denominato IPMDA

di Alberto Galvi

I leader del Quad hanno lanciato un piano di sorveglianza marittima denominato IPMDA (Indo-Pacific Partnership for Maritime Domain Awareness), che aiuterà le isole del Pacifico e i paesi del Sud-Est asiatico e dell’Oceano Indiano a monitorare in tempo reale la pesca illegale e altre attività illecite nelle loro acque territoriali.
Gli Stati Uniti insieme a Giappone, India e Australia hanno composto un’alleanza informale denominata Quad, che mira a rispondere alle denunce di lunga data dei paesi della regione sulla pesca non autorizzata da parte di imbarcazioni cinesi nelle loro ZEE (Zone Economiche Esclusive), nonché sull’invasione delle navi della milizia marittima cinese nelle acque contese del Mar Cinese Meridionale.
Il Quad prevede di finanziare servizi commerciali di localizzazione satellitare per fornire informazioni marittime gratuitamente alle nazioni indo-pacifiche, monitorando le frequenze radio e i segnali radar. Queste informazioni verranno quindi condivise attraverso una rete esistente di centri di sorveglianza regionali con sede in India, Singapore, Vanuatu e Isole Salomone. L’iniziativa aiuterà i paesi a rintracciare le barche anche quando cercano di evitare il rilevamento spegnendo i transponder.
Con circa 3mila navi la flotta cinese per le acque di altura è di gran lunga la più grande del mondo. Le navi cinesi sono state accusate di pescare senza licenza almeno 237 volte tra il 2015 e il 2019.
In anni recenti diverse barche cinesi sono state confiscate per la pesca illegale o lo sconfinamento nelle acque territoriali a Palau, Malesia, Vanuatu e Corea del Sud. Oltre alla pesca illegale la flotta cinese prende di mira la vita marina minacciata e protetta negli oceani del mondo, inclusi squali, foche e delfini. Centinaia di navi cinesi con i loro transponder spenti nelle acque della Corea del Nord sono state scoperte mentre praticavano la pesca di calamari.
Pechino respinge le accuse di pesca illegale, mentre ammette di aver rafforzato il monitoraggio della sua flotta d’altura e imposto moratorie di pesca volontarie per preservare le risorse, anche nelle acque nordcoreane e nell’Oceano Indiano settentrionale. Tuttavia la preoccupazione regionale per il comportamento marittimo della Cina non si esaurisce con la pesca illegale.
La Cina utilizza i suoi pescherecci come flotta paramilitare nel Mar Cinese Meridionale, ricco di risorse, restando in mare per mesi. I critici di Pechino affermano di temere che lo stratagemma possa far parte del suo grande progetto di ottenere la totalità dei territori contesi in quelle acque, in cui finora i pescherecci hanno svolto un ruolo chiave nella presa di controllo di alcuni di questi territori.