Quei fondi Ue non utilizzati dai paesi ritardatari…

di C. Alessandro Mauceri

euroAlcuni anni fa alcuni deputati chiesero, con una interpellanza all’allora capo del governo Monti, quale fosse esattamente l’importo delle somme ricevute dall’Italia attraverso i fondi comunitari e per contro a quanto ammontavano le somme versate dal Bel Paese all’Unione Europea. La risposta lasciò molti di stucco: per molti anni l’Italia aveva versato all’Unione Europea molto più di quanto aveva ricevuto.
Sono passati alcuni anni e un nuovo rapporto rischia di destare ancora più clamore. Solo che questa volta i numeri non sono solo quelli relativi all’Italia, da sempre accusata di essere incapace di gestire al meglio le finanze pubbliche, ma molti Paesi europei. La Commissione Europea ha comunicato oggi i dati relativi all’impiego dei fondi strutturali Ue, quelli della programmazione 2014-2020.
Ebbene dai dati resi pubblici è emerso che molti Paesi non sono stati in grado di utilizzare buona parte elle risorse finanziarie a loro destinate. A cominciare dalla Repubblica Ceca che in base al rapporto non ha utilizzato neanche un centesimo dei fondi a disposizione. A seguire Romania (78%), Lussemburgo (69%) e l’Irlanda (67%). Fra i grandi Paesi, anche la Spagna che non è stata in grado di utilizzare il 61% delle somme previste per il 2014. In questo elenco non poteva mancare l’Italia, anche lei in ritardo nell’impiego della nuova tornata di fondi della programmazione 2014-2020. Lo scorso anno il Bel Paese, che pure stando a tutti i dati disponibili non naviga nell’oro, non è riuscito ad utilizzare i due terzi delle somme riservate: ben 4,1 miliardi di Euro sui 6,2 disponibili.
Per questo motivo la la Commissione europea ha proposto al Parlamento Europeo e al Consiglio Europeo di trasferire almeno parte di queste somme sul bilancio Ue 2015.
Una situazione che si ripete da molti anni ormai: i ritardi e il mancato utilizzo delle risorse a disposizione sono ormai diventati un’abitudine. Tanto che un simile ritardo pare non sorprenda più nessuno: “Non siamo qui per fare una classifica tra gli stati membri”, ha detto il portavoce alla politica regionale Jakub Adamowicz, ma “l’Italia è un Paese con molteplici problemi”. Come dire: non è una novità che l’Italia sia in ritardo.
Del resto questo ritardo era prevedibile, ma, chissà perché, nessuno è intervenuto prima. Basti pensare che molti programmi operativi (PO) sono stati presentati alla Commissione con grande ritardo,alcuni addirittura a gennaio 2015. Anzi alcuni (come quello della Campania, di Bolzano e di molte altre regioni) ancora non sarebbero stati nemmeno valutati perché presentati carenti o troppo in ritardo.
Un ritardo che ha fatto sì che anche l’adozione dei programmi subisse un rinvio e, di conseguenza, anche l’utilizzo dei fondi.