Ruolo delle nuove tendenze: seminare lavoro. L’Esempio dell’e-commerce tedesco

di Davide Gallo –

ecommercePer anni abbiamo associato il concetto di “nuove tendenze” a significati spesso inclini al consumo fine a stesso, al vacuo, al privo di una connotazione sociale che rendesse certi comportamenti collettivamente utili. Oggi invece proprio questi ambiti legati al mondo della moda, ovviamente reinterpretati in chiave moderna, stanno pian piano assumendo anche un ruolo responsabile nelle dinamiche del nostro tessuto sociale.
Non ci riferiamo solo al nuovo senso civico che sta permeando molti grandi marchi dell’alta moda come, sempre più attenti a tematiche come l’ecologia, il consumo consapevole o la sostenibilità dell’approvvigionamento dei tessuti e delle tecniche di lavorazione degli stessi.
Oggi l’essere di tendenza è in qualche modo alla base di un processo virtuoso che dopo una lunga filiera di attori porta benefici al cittadino comune in termini di nuove opportunità di lavoro.
La questione è la seguente; se si vanno a considerare le filiere di abbigliamento tradizionali sarà inevitabile trovare, al fianco di poche realtà più fortunate, una lunga serie di altri esercizi commerciali che invece stanno patendo in maniera pesante gli effetti della crisi economica di questi anni. D’altronde un PIL negativo da più di un anno a questa parte la dice lunga su quello che è lo stato di salute generale della nostra economia.
E se il PIL non cresce, non crescono i consumi, e se non si consuma diventa meno necessaria la manodopera che lavora alla produzione di tali beni di consumo; e se c’è meno gente che lavora il PIL continuerà a scendere ancora di più.
Come si vede ci troviamo di fronte ad un problema che tende a nutrirsi di se stesso, crescendo nel tempo. Per fortuna esistono delle vie di fuga o, se non altro, dei barlumi di luce in fondo al tunnel che oltre a darci un minimo di speranza e di fiducia, possono aiutarci anche a capire qual è la strada da seguire.
Ebbene, come anticipato, proprio nell’ambito delle tendenze moda esistono diversi esempi virtuosi a cui ispirarci o dai quali mutuare esperienze e metodologie di approccio moderne ed innovative.
L’esempio più eclatante in materia è forse quello di Zalando. In molti conoscono il nome di questa azienda tedesca (la sede è a Berlino) affermatasi in Italia come il principale e-commerce di abbigliamento. Il grande successo di Zalando è risieduto nella capacità di aver compreso in anticipo rispetto a numerosi altri players che internet, e l’e-commerce in particolare, potevano diventare dei formidabili strumenti con cui dare una sferzata agli acquisti di vestiario ed accessori, acquisti che (come visto) su altri canali distributivi stanno vivendo una forte fase di contrazione.
Il successo di Zalando si tocca con mano nell’incredibile valore associato alla sua recente quotazione in borsa, un valore che i maggiori advisors mondiali quali Morgan Stanley, Goldman Sachs e Credit Suisse hanno identificato nella cifra di circa 5 miliardi di euro.
Una quotazione che farà certamente felici i vari fondi di investimento proprietari del marchio, ma che servirà anche ad incentivare quei nuovi investimenti in tecnologia e marketing necessari alla crescita ed al consolidamento dell’azienda. Tecnologia e marketing che alla fine della fiera si tradurranno in posti di lavoro, molti dei quali oggi vengono occupati dai nostri ragazzi che hanno deciso di lasciare l’Italia e lanciarsi in una avventura di respiro internazionale andando ad occupare posizioni di rilievo nella sede berlinese di Zalando. Ecco quindi come il consumatore (o meglio sarebbe dire il “fashion addicted” di turno) che segue le tendenze moda finisce quasi involontariamente per contribuire alla ripresa economica globale.
Una ripresa che è economica ma anche occupazionale e che viene spinta più in generale un po’ in tutti i settori dalle possibilità offerte dall’e-commerce.
Possibilità che sono incredibili, come ci certifica un recente studio di Netcomm secondo il quale solo negli Stati Uniti a fine 2013 le aziende operanti nel commercio online erano state in grado di creare 2.5 milioni di posti di lavoro.