Scozia. Sturgeon tira dritto: vuole la secessione. E un sondaggio le dà ragione

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Continua a spirare il vento secessionista in Scozia, con la premier Nicola Sturgeon pronta ormai a un nuovo referendum che consentirebbe alla regione settentrionale della Gran Bretagna di rendersi indipendente da Londra e di aderire all’Unione Europea.
Già il 2 gennaio, all’indomani della Brexit, la pasionaria scozzese aveva ribadito a Bruxelles che “La Scozia tornerà presto, Europa. Tenete la luce accesa”, ma oggi a darle man forte è intervenuto un sondaggio che mostra il 49% degli elettori scozzesi parteggiare per l’indipendenza, contro il 44% di contrari. Eliminati gli indecisi, un eventuale referendum oggi finirebbe con il 52% di favorevoli.
Si tratta solo di un sondaggio, difficilmente Londra potrà accettare un’ipotesi secessionista, vuoi per le risorse petrolifere del nord, ma non è la prima volta che Sturgeon, forte di quel 62% di “remain” al referendum del 2016, minaccia una nuova consultazione elettorale dopo quella fallita del 2014 che, proprio per l’europeismo marcato che si respira a Edimburgo, potrebbe trasformarsi in un “leave” dal Regno Unito.
Sturgeon è ormai coinvolta in un quasi quotidiano battibecco con il premier britannico Boris Johnson, e ieri ha affermato che se vincerà le elezioni di maggio, si darà da fare per l’indizione di un nuovo referendum.
Tutto lascia pensare, in caso di vittoria, ad una riedizione del caso Catalogna, con la differenza che la Scozia si unì all’Inghilterra nel 1707 in modo spontaneo, attraverso un’unione personale*.

* L’”unione personale” è una relazione di due o più entità, considerate stati sovrani separati che, attraverso una legge, condividono la stessa persona come capo di Stato di entrambe le nazioni. L’unione personale non si deve confondere con una federazione, che è considerata dagli altri stati internazionali come stato singolo.