SIRIA. Grazie a Russia e Cina continuano i massacri. Ennesimo tentativo di mediazione, questa volta di Kofi Annan

di Enrico Oliari –

Giungono in continuazione notizie di eccidi dalla Siria, nel momento in cui l’ex segretario dell’Onu, Kofi Annan, arriva a Damasco per incontrare il presidente Bashar al-Assad e quindi cercare una via di uscita politica che fermi le violenze nel paese mediorientale.
Già alle prime ore dell’alba di oggi carri armati e soldati lealisti, scortati da elicotteri, erano arrivati a Idlib dove avevano aperto il fuoco e provocato numerose vittime, le quali si aggiungono ai 7.500 morti che già si contano dall’inizio delle proteste anti-regime in Siria.
Annan si è così recato a Damasco per compiere un ulteriore tentativo di intermediazione, dopo il fallimento della missione della Lega Araba e il voto negativo dell’Onu, che aveva visto l’opposizione ad una rivoluzione di intervento da parte di Russia e Cina, e negli stessi giorni in cui sono in corso i tentativi di Pechino di arrivare ad una soluzione, attraverso l’inviato Zhang Ming; lo stesso Qatar, paese sul quale ha pure soffiato il vento della Primavera Araba, ha chiesto oggi l’intervento armato diretto dell’Onu e della Lega Araba per porre fine ad una dittatura che sta mostrando il suo volto più duro nei confronti dell’opposizione.
Gli stessi avversari del regime di al-Assad hanno fatto sapere di nutrire poca speranza nella riuscita della missione di Kofi Annan, il quale, come aveva dichiarato giovedì scorso al Cairo, si è sempre detto contrario ad un intervento militare diretto contro il regime.
La politica di un’azione militare estera è stata in più occasioni caldeggiata da uno dei massimi esponenti dell’opposizione siriana, Burhan Ghalioun, il quale ha da sempre ribadito che il dialogo con il dittatore è cosa impossibile, ancor più nel momento in cui la repressione armata, come a Idlib, ad Acròs e nell’ormai tristemente nota Homs, continua.
Parallelamente all’azione cinese, ve ne è in corso una russa, guidata dal ministro Lavrov, il quale si era presentato al summit dei ministri degli Esteri della Lega Araba, tenutosi al Cairo, per tentare un accordo fra le parti o quantomeno di placare la reazione di al-Assad. Lavrov ha incontrato il manifesto disappunto della maggioranza dei presenti, i quali hanno rimproverato a Mosca e a Pechino l’obiezione all’invio di un contingente internazionale, come già si era fatto con la Libia, ed ancor più perché la Russia non ha riconosciuto l’Esercito libero siriano, ovvero quello dei dissidenti.
L’opposizione ad un intervento militare da parte della Russia (per la tradizionale amicizia con al-Assad) e della Cina (desiderosa di ricavarne un ruolo internazionale) si sta traducendo con il crescente numero di violenze e di massacri e sembra proprio che si debba arrivare all’evento particolarmente raccapricciante, come già era successo nei Balcani, prima che i due paesi, che hanno diritto di veto al Consiglio di Sicurezza, cambino la propria posizione.
Nel frattempo la popolazione inerme continua a morire: come hanno raccontato diversi testimoni, già questa mattina entravano ad Homs una trentina di mezzi blindati.