Siria. Idib: 14 ministri degli Esteri Ue, ‘la lotta al terrorismo non giustifica la violazione del diritto internazionale’

Un milione di siriani in fuga dai bombardamenti. Lavrov, ‘non ci fermiamo, significherebbe capitolare di fronte ai terroristi’.

di Guido Keller –

Nelle ultime ore le forze “ribelli” di Idlib, in realtà combattenti turcomanni sostenuti dalla Turchia ma soprattutto miliziani jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (ex al-Nusra, ex al-Qaeda), hanno tentato di reagire con una controffensiva agli attacchi dei regolari siriani supportati dai raid russi, ed hanno riconquistato la cittadina di Nairab, 2.800 abitanti (prima della guerra) nel nord ovest del paese. La risposta di Damasco è stata l’intensificarsi dei raid che hanno portato alla morte di almeno 25 civili e al ferimento di 80.
Non accennano quindi a diminuire le violenze nel nord del paese mediorientale, ed il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha fatto sapere a Ginevra l’intenzione di Mosca di non sospendere le ostilità perché “significherebbe capitolare di fronte ai terroristi, e persino ricompensarli per le loro attività in violazione dei trattati internazionali e di numerose risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu”.
Fatto sta che nel nord della Siria è emergenza umanitaria su scala biblica, con un milione di persone in fuga dai bombardamenti accalcate in prossimità del confine turco da quale passano solo le armi e i beni logistici diretti a sud. Diverse associazioni umanitarie ed agenzie dell’Onu riportano da settimane di intere famiglie costrette a ricoveri di fortuna per sfuggire alle temperature rigide, gente in fuga dai bombardamenti conscia di aver ormai perso tutto ed in molti casi di essere state abbandonate al loro destino.
Save the Children ha riferito che dall’inizio dell’anno almeno 22 scuole sono state bombardate, ed anche ieri 4 persone di cui tre insegnanti sono rimaste uccise e 15 ferite dopo che il loro edificio scolastico è stato centrato da una bomba; è tuttavia risaputo che i miliziani si rifugiano nelle scuole e nelle strutture sanitarie per sfuggire ai bombardamenti, utilizzando quindi minori e malati come scudi.

Bambini siriani in campo profughi. (Foto Notizie Geopolitiche / EO).

Con una lettera indirizzata a La Stampa 14 ministri degli Esteri dell’Ue (Luigi di Maio (Italia), Jean-Yves Le Drian (Francia), Heiko Maas (Germania), Stephanus Blok (Paesi Bassi), Arancha Gonzalez Laya (Spagna), Augusto Ernesto Santos Silva (Portogallo), Philippe Goffin (Belgio), Urmas Reinsalu (Estonia), Jacek Czaputowicz (Polonia), Linas Linkevicius (Lituania), Ann Linde (Svezia), Jeppe Kofod (Danimarca), Pekka Haavisto (Finlandia), Simon Coveney (Irlanda)) hanno denunciano che “A Idlib si sta verificando un nuovo disastro umanitario, uno dei peggiori della crisi siriana che, in quasi un decennio, ha fatto contare innumerevoli disastri simili. Il regime siriano continua nella sua strategia di riconquista militare del paese ad ogni costo, indipendentemente dalle conseguenze per i civili siriani”. “Da dicembre – continua la lettera – le operazioni condotte nel nord-ovest sono aumentate di intensità, con il supporto degli aerei russi. Gli incessanti attacchi aerei e il lancio di barili bomba hanno costretto quasi un milione di siriani a fuggire in poche settimane. Le strutture di accoglienza sono ormai sature. Centinaia di migliaia di persone, soprattutto donne e bambini, cercano rifugio nei campi improvvisati dove patiscono freddo, fame ed epidemie”. “In violazione del diritto internazionale umanitario – scrivono i ministri – gli attacchi aerei hanno deliberatamente preso di mira ospedali e strutture sanitarie, 79 sono stati costretti a chiudere, scuole e rifugi. In totale 298 civili sono stati uccisi a Idlib dal 1 gennaio, secondo i dati forniti dall’UNHCHR”. “È chiarissimo per noi che sono presenti gruppi radicali in Idlib”, insistono i capi delle diplomazie. “Non prenderemmo mai alla leggera il terrorismo. Stiamo combattendo il terrorismo con determinazione e siamo in prima linea nella lotta contro Daesh. Ma la lotta al terrorismo non può e non deve giustificare massicce violazioni del diritto internazionale umanitario, a cui assistiamo ogni giorno nella Siria nord-occidentale”.
“Le Nazioni Unite hanno avvertito del rischio di una crisi umanitaria senza precedenti se l’attuale offensiva dovesse continuare. Chiediamo al regime siriano e ai suoi sostenitori di porre fine a questa offensiva e di riprendere il cessate-il-fuoco stabilito nell’autunno 2018”, hanno aggiunto. “Chiediamo loro di porre immediatamente fine alle ostilità e di onorare i loro obblighi ai sensi del diritto umanitario internazionale, compresa la protezione degli operatori umanitari e del personale medico, che hanno perso la vita a causa del loro impegno in favore della popolazione civile di Idlib. Chiediamo inoltre alla Russia di proseguire i negoziati con la Turchia al fine di attenuare la terribile situazione in Idlib e contribuire a una soluzione politica”. “Al di là dell’urgenza di una tregua a Idlib – si – si legge ancora – chiediamo alla Russia di non bloccare, nei prossimi mesi, il rinnovo da parte del Consiglio di Sicurezza del meccanismo che consente il trasporto di aiuti umanitari transfrontalieri di cui c’è disperato bisogno nella Siria nord-occidentale”. “Un meccanismo – spiegano – che è già stato chiuso nel nord-est, dove ora dobbiamo individuare un passaggio alternativo ad al-Yaroubiyah. Chi, attualmente, può sostenere che il regime siriano, il responsabile numero uno di questa situazione, possa consentire, sua sponte, che gli aiuti raggiungano coloro che ne hanno bisogno?”. “Infine -sottolineano i ministri – è importante ricordare che la fine del conflitto e una soluzione duratura della crisi siriana potranno essere raggiunti solo per mezzo di un negoziato politico. Non potrà esserci normalizzazione politica se prima non si avvia un processo politico solido e irreversibile. Concentrato sulla sua strategia militare, il regime cerca di minare qualsiasi tipo di processo politico inclusivo, bloccando tutte le discussioni costituzionali programmate a Ginevra sotto l’egida dell’inviato speciale delle Nazioni Unite Geir Pedersen”. “Ma la riconquista in atto è un’illusione e le stesse cause produrranno i medesimi effetti: radicalizzazione, instabilità in Siria, e nell’intera regione, e ulteriore esodo, in un paese in cui più della metà della popolazione è già sfollata o rifugiata. Dobbiamo riconoscere gli enormi sforzi che stanno compiendo i paesi confinanti con la Siria per dare un rifugio ai Siriani che hanno dovuto lasciare le loro case”, sostengono ancora i ministri.
“Di fronte alla tragedia in atto anche gli europei si stanno assumendo le proprie responsabilità. Da un punto di vista umanitario l’Unione Europea e i suoi Stati membri sono i principali donatori a sostegno della popolazione siriana. Intendiamo sostenere e ampliare ancora questi sforzi collettivi, in risposta alla crisi che si sta svolgendo a Idlib”. “L’Europa – scrivono – continua ad esercitare pressioni sul regime affinché si impegni realmente nel processo politico. Il 17 febbraio gli Stati europei hanno adottato nuove sanzioni che colpiscono, su base individuale, gli imprenditori siriani che stanno alimentando gli sforzi bellici del regime, beneficiando dal suo impatto”. “È anche nostra responsabilità combattere l’impunità riguardo ai crimini commessi in Siria”, osservano i ministri. “È una questione di principio e di giustizia. È anche una condizione necessaria per una pace sostenibile, in una società siriana che è stata lacerata da quasi dieci anni di conflitto. Intendiamo continuare a sostenere i meccanismi per combattere l’impunità istituiti dalle Nazioni Unite, impegnati a raccogliere le prove che saranno fondamentali nella preparazione di futuri procedimenti contro coloro che si sono resi responsabili dei crimini più gravi: la Commissione d’inchiesta sulla Repubblica araba siriana e il Meccanismo internazionale, imparziale e indipendente”. “Continueremo anche il nostro lavoro di rinvio dei casi al Tribunale penale internazionale. Manterremo il nostro impegno, anche nel quadro delle nostre giurisdizioni nazionali, per garantire che i crimini commessi in Siria non rimangano impuniti. Tali crimini hanno incluso l’uso di armi chimiche, violando le norme fondamentali del diritto internazionale. Dobbiamo accertare le responsabilità e garantire che chi è responsabile sia chiamato a risponderne. Abbiamo anche bisogno di chiarezza su ciò che è accaduto ai molti detenuti e alle persone scomparse”, concludono i ministri.