Terrorismo. Mandati d’arresto a Como per padre e figlio egiziani

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Le Digos di Milano e di Como hanno provveduto ad arrestare un cittadino egiziano di 51 anni, Fayek Shebl Ahmed Sayed, con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale. L’uomo, un ex saldatore, era stato a combattere in Bosnia nelle vesti di mujaheddin ed aveva radicalizzato il figlio Saged di 23 anni, oggetto anche lui del mandato d’arresto, al punto da farlo partire nel 2014 per la Siria e combattere nelle fila dell’Isis al quale si era unito dopo aver lasciato al-Qaeda. Come ha spiegato il capo dell’antiterrorismo della procura di Milano, Alberto Nobili, “ci sono ragionevoli motivi perché il giovane possa tornare in Italia o in Europa”. Espulsa con provvedimento del ministero dell’Interno la moglie, una 45enne marocchina, per motivi di sicurezza.
Nobili ha riportato che il padre mensilmente “Inviava al figlio 200 euro per il suo mantenimento in Siria”, mentre denigrava il figlio minore “chiamandolo ‘cane’ perché frequentava ragazze occidentali e aveva sposato un’italiana”.
Una terza figlia, di 21 anni, sarebbe stata costretta a crescere nell’osservazione delle leggi islamiche, ma non risulterebbe coinvolta nei fatti ascritti al fratello e al padre.
Ad incastrare Fayek Shebl Ahmed Sayed è stata un’intercettazione telefonica in cui diceva che se il figlio “torna in Italia rischia 15 anni di carcere”, ma in precedenza si era recato più volte in questura a Como e alla Digos per raccontare che il figlio era partito contro la sua volontà e temeva che il secondo figlio lo seguisse. Tuttavia, ha spiegato il capo della Digos di Milano, Claudio Ciccimarra, “durante l’indagine abbiamo verificato come quanto raccontato era del tutto falso, perché era stato il padre a convincerlo e a formarlo. Mentiva”.