Thailandia. La Corte costituzionale ha stabilito che il primo ministro Prayuth può rimanere in carica

di Alberto Galvi –

La Corte costituzionale thailandese ha stabilito che il primo ministro Prayuth Chan-ocha può rimanere in carica e che non ha superato il suo limite massimo del mandato di otto anni. Prayuth è stato sospeso dalla carica di primo ministro ad agosto dalla Corte costituzionale, che aveva accettato una petizione dell’opposizione politica thailandese la quale chiedeva di decidere se il premier avesse esaurito il suo tempo in carica.
Dalla sospensione di Prayuth, il vice primo ministro Prawit Wongsuwan è stato premier ad interim. Entrambi sono ex comandanti dell’esercito e sono stati compagni d’armi per decenni. Sebbene sospeso dal suo ruolo di premier, Prayuth è rimasto nel Gabinetto come ministro della Difesa thailandese.
Il tribunale aveva sospeso Prayuth dalle sue funzioni in attesa della sentenza: l’opposizione si era chiesta se il tempo di Prayuth come capo della giunta militare influenzasse sul conteggio complessivo degli anni in carica. Prayuth è diventato ufficialmente primo ministro nel governo militare nell’agosto 2014 ed è stato nuovamente nominato primo ministro con le elezioni del 2019.
Chi ha criticato Prayuth aveva sostenuto che il suo tempo in carica dovrebbe essere calcolato dal 2014, quando aveva preso il potere a seguito del colpo di Stato che aveva rimosso il governo del partito Pheu.
I sostenitori di Prayuth avevano invece affermato che il suo mandato avrebbe dovuto essere calcolato a partire dal 2017, o almeno da quando Prayuth era entrato in carica dopo la sua elezione a primo ministro nel 2019.
La Corte costituzionale, composta da nove membri, ha deciso con un voto di maggioranza: siccome la costituzione è entrata in vigore dopo che Prayuth ha preso il potere, il limite del termine non si applica al tempo in cui aveva precedentemente prestato servizio, poiché la costituzione non specifica se può essere applicato retroattivamente.
La controversia sulla durata del mandato di Prayuth è solo l’ultimo episodio del coinvolgimento dei militari in politica: vi sono stati colpi di Stato e repressione violenta delle proteste.