Ucraina: a guerra persa altro assegno di 50 mld da Bruxelles. Perché c’è la torta della ricostruzione

di Enrico Oliari –

Ci sono molti modi di vincere una guerra, anche quando si viene sconfitti. Il conflitto ucraino dura ormai da due anni, e per quanto a ovest si sia pronosticata la repentina implosione dell’economia russa (vedi Draghi) e la distruzione dell’esercito di Vladimir Putin, l’evidente sconfitta dei combattenti “per procura” ucraini va di pari passo con la notizia di oggi, diffusa dal primo ministro russo Mikhail Mishustin in occasione della sessione plenaria del forum digitale internazionale “Digital Almaty 2024”, che vedrebbe il pil russo in crescita del 3,5-4%, “un valore superiore alla media mondiale”.
Dall’altra parte, negli Usa, si guadagna (bene) in modo ben diverso, a cominciare dalle forniture energetiche del gas di scisto statunitense (estrazione proibita dalle leggi europee) al quadruplo di quello che gli europei pagavano alla Russia, per arrivare al rinnovo degli arsenali europei attraverso la vendita agli ucraini di armi e armamenti obsoleti e l’acquisto dagli Usa di materiale nuovo di fabbrica.
In mezzo ci sono i tafazzisti ucraini, quelli complici del colpo di stato del 2014 finanziato da Ue e Cia, e che hanno fatto saltare le tubature che portavano il metano in Germania. Quelli che abitualmente cercano di contrabbandarsi per per democratici e onesti in un paese fatto di oligarchi e di corruzione, quelli che hanno disatteso gli accordi di Minsk-2 e che hanno schierato il loro paese con la Nato, consci che la Russia non avrebbe mai potuto accettare il nemico al confine.
E poi c’è il maxi-affare, la torta per la ricostruzione di cui tutti ne vorrebbero una fetta per rilanciare la propria economia, al punto che risale quasi a un anno fa la conferenza di Roma, a guerra ancora aperta.
Intanto però bisogna continuare a pagare. O a investire. Così, dal momento che a Washington il presidente Joe Biden continua a riscontrare difficoltà a erogare altri soldi per Kiev, al punto di ipotizzare di scongelare quelli sequestrati ai russi, a venire in soccorso dell’insaziabile Volodymyr Zelensky sono ancora una volta gli europei. Quelli cioè che, chinando il capo a Washington, hanno buttato nel cestino dei rifiuti la tradizionale missione pacifista e mediatrice dell’Ue.
Ieri i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea hanno trovato l’accordo su altri 50 miliardi di euro da inviare in Ucraina, dopo che il chiacchierone ungherese Viktor Orban si è rimesso in fila. Oggi ha affermato su radio Kossuth che “Senza l’accordo, il pericolo era reale che i Ventisei prendessero i nostri soldi e li dessero all’Ucraina”, ma la verità è che l’affare di 400 miliardi per la ricostruzione dell’Ucraina interessa anche a lui.
L’accordo presentato ieri a Bruxelles avrà certamente il via libera del Parlamento europeo del 5 febbraio, e prevede che la somma sia distribuita in 4 anni; 33 miliardi di euro consisteranno in prestiti, 17 in regalo.
La decisione dei Ventisette toglie parzialmente Joe Biden dall’imbarazzo nei confronti degli ucraini; il presidente Usa è posizionato al momento tra l’incudine della campagna elettorale e il martello di una guerra che porta la sua regia ma che piace sempre meno agli americani, così ha chiamato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen per “ringraziare” e per “lodare il solido sostegno dell’Ue a Kiev mentre questa continua a difendersi dall’aggressione russa e soddisfa le aspirazioni euroatlantiche dei suoi cittadini”.
Sarebbe davvero da chiedere agli ucraini di Kiev e di Donetsk, a proposito delle loro “aspirazioni euroatlantiche”.