Ucraina. Bucha: la Russia sarà processata per crimini di guerra? Mosca, ‘messa in scena dell’occidente’

di Mariarita Cupersito

Dall’inizio della guerra in Ucraina, la Russia è stata accusata in diverse occasioni di aver commesso crimini di guerra: il bombardamento dell’ospedale pediatrico a Mariupol, l’utilizzo delle cosiddette bombe a grappolo già confermato da vari esperti, nonché il recente massacro di Bucha, dove sono stati rinvenuti cadaveri dei civili per strada e fosse comuni, con varie testimonianze che hanno riferito di esecuzioni sommarie e di donne ucraine usate come schiave dai soldati russi.
Michelle Bachelet, Alto commissario per i Diritti umani, ha dichiarato che “I rapporti che emergono da questa e altre aree sollevano seri e inquietanti interrogativi su possibili crimini di guerra, gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani”.
“L’Ue è pronta ad aumentare i suoi sforzi inviando delle squadre investigative sul terreno a sostegno della Procura ucraina”, ha annunciato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. “Le strazianti immagini viste non saranno lasciatesenza risposte. Chi ha commesso questi crimini atroci non resterà impunito”.
Sebbene la difficoltà nella raccolta di prove e molteplici cavilli connessi a scelte passate di entrambi i Paesi complichino, in un simile scenario, la consegna dei responsabili alla giustizia, resta prioritaria l’indagine volta all’accertamento dei fatti e alla loro riconducibilità alla categoria dei crimini di guerra.
Nei Principi di Norimberga del 1950 i crimini di guerra vengono definiti come “Violazioni delle leggi e degli usi di guerra, i quali comprendono, senza limitarsi ad essi, omicidio volontario, maltrattamento o deportazione per essere costretti a lavoro schiavistico o per ogni altro fine di popolazione civile dei o nei territori occupati; omicidio volontario o maltrattamento di prigionieri di guerra, di persone in mare, uccisione di ostaggi, saccheggio di proprietà pubbliche o private, distruzione deliberata di centri urbani, città e villaggi, o devastazioni non giustificate da necessità militari”.
Karim Khan, procuratore capo della Corte penale internazionale, ha già avviato le indagini sui possibili crimini di guerra commessi in Ucraina, ma il suo operato potrebbe essere pregiudicato dal fatto che nessuno dei due Paesi coinvolti abbia riconosciuto tale tribunale: Kiev infatti non ha firmato lo Statuto, mentre Mosca non l’ha ratificato. Stando a quanto sostengono gli esperti, il primo ostacolo sarebbe superabile in quanto l’Ucraina ha già concesso in passato alla Corte la giurisdizione nel suo territorio; resta l’incognita invece sulla disponibilità della Russia a collaborare.
Per quel che concerne la raccolta di prove e la dimostrazione di colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio, l’eventuale prosecuzione degli attacchi in zone dove non sono presenti obiettivi militari potrebbe essere in tal senso decisiva.
Processare i presunti colpevoli una volta accertate le responsabilità comporterà altre difficoltà, in particolar modo se Mosca rifiutasse di collaborare e se ad essere accusato fosse il presidente Valdimir Putin. Qualora gli indagati trovassero rifugio in altri Stati, la Corte potrebbe chiedere ai Paesi interessati di collaborare, ma gli esperti fanno notare che la mancata ratifica dello Statuto impedirebbe alla Corte di perseguire i leader russi.
L’alternativa di istituire un tribunale ad hoc come già fatto in passato dalle Nazioni Unite appare poco praticabile in quanto, come evidenziato dall’ex giudice della Corte penale internazionale con sede all’Aja Cuno Tarfusser in un’intervista al Corriere della Sera, “questi tribunali furono istituiti dal Consiglio di sicurezza, dove la Russia ha diritto di veto”.
Resiste l’ipotesi di far processare i responsabili russi da un tribunale nazionale, facendo leva sul principio di giurisdizione universale e sui precedenti in Germania, dove lo scorso gennaio è stato condannato un ex funzionario dell’intelligence siriana per crimini contro l’umanità. Ma anche tale scenario, va da sé, comporterebbe tra le maggiori difficoltà l’arresto degli indagati.
Mosca continua intanto a respingere tutte le accuse, parlando di “messa in scena dell’occidente e dell’Ucraina sui social” e puntualizzando che in tema di crimini di guerra “si cominci con Jugoslavia e Iraq”.