Ucraina. E’ caos: occupati i palazzi del potere. Ma Ianukovich non può tornare indietro

di Enrico Oliari

kiev riots grandeE’ caos in Ucraina, specialmente a Kiev, dove le proteste filo-europeiste ed anti-governative si sono trasformate in guerriglia urbana, con un numero ancora imprecisato di morti e di feriti.
Alla base dei disordini, che si protraggono da settimane, la scelta di far aderire il paese all’Unione doganale di Vladimir Putin e di chiudere quindi le porte all’Unione europea.
In realtà la via di Mosca per l’Ucraina è stata obbligata dal cappio dei 30 miliardi di dollari che l’Ucraina deve sia alla Gazprom (10 miliardi) per le forniture di gas non ancora pagate e il cui termine è scaduto da tempo, sia alle quattro principali banche russe (20 miliardi) per i debiti accumulati.
Putin aveva spiegato lo scorso 26 novembre a Trieste che una posizione di intermezzo fra le due unioni, quella Europea e quella Doganale, sarebbe impensabile in quanto “un paese che ha aderito all’Unione doganale, la quale prevede lo scambio di merci senza dazi, può recedere dagli accordi quando vuole. Un articolo dell’accordo prevede però che se uno dei paesi aderenti intavola rapporti con paesi terzi, può esportare le merci nei paesi dell’Unione doganale con un ribasso sui dazi attualmente dell’85 per cento, ma che arriverà al 95. Potrebbero quindi transitare dall’Ucraina merci verso l’Unione doganale a prezzi ridotti, cosa che metterebbe in crisi la nostra economia. Per coinvolgere l’Unione europea in questo progetto serve gradualità, ovvero tempo e denaro”. “In Europa – aveva poi aggiunto Putin – la disoccupazione ha livelli elevati ed addirittura quella giovanile arriva in alcune nazioni anche al 45 per cento, mentre da noi ha livelli molto bassi, intorno a poco più del 2 per cento: per noi è necessario difendere la nostra occupazione”.
Ma l’Europa non è solo un sistema economico e bancario ed agli ucraini che oggi manifestano non va giù di legare il proprio destino ad un paese, la Russia, che ogni giorno sforna leggi liberticide, dove la dignità dell’individuo, sia esso gay, o rocchettaro, o manifestante di Green Peace, è soggetta al pugno di ferro di Mosca… tanto valeva stare nell’Unione Sovietica.
Il resto è la cronaca di oggi, con la proclamazione della legge anti-proteste che il presidente Ianukovich si è detto disposto solo a modificare, i palazzi del potere occupati con una facilità che ha stupito il mondo, le barricate, le cariche della polizia, le bombe molotov, i mezzi incendiati, gli arrestati, i feriti, i morti. Persino un poliziotto di 27 anni è rimasto ucciso da un colpo di pistola, mentre rientrava al dormitorio.
Per placare la piazza Ianukovich non sa più a che santo votarsi: è arrivato persino a proporre la nomina di un governo a guida degli oppositori, sacrificando il federe Mikola Azarov, ma la proposta è stata respinta, anche se le trattative con il capo dello Stato per mettere fine alla crisi politica continuano.
Infatti il leader del partito d’opposizione “Udar”, l’ex pugile Vitali Klitschko ha spiegato che “Ianukovich ha accettato molte delle nostre richieste, ma su altre continueremo a cercare un compromesso”. Quello su cui non si cede è l’abrogazione delle controverse leggi anti-protesta e le elezioni presidenziali anticipate. Ma sul resto no, “Non faremo nessun passo indietro – ha aggiunto Klitschko – manterremo le nostre posizioni a Maidan e nelle regioni. Le negoziazioni proseguiranno e non cederemo ad alcuna provocazione”.
E proprio la piazza Maidan è il fulcro dei disordini, dove gli scontri si susseguono da giorni e dove vi è stato il caso persino di poliziotti che si sono uniti ai manifestanti.
Ianukovich ha incontrato il Commissario all’allargamento Stefan Fuehle, al quale ha promesso un rimpasto di governo, ma al momento la situazione appare tutt’altro che diretta verso una soluzione. Mentre la protesta continua ad infiammarsi.