Ucraina. Il mostro della corruzione dilaga (da sempre)

di C. Alessandro Mauceri

“Chiunque abbia avuto a che fare con l’Ucraina, sa che questo è un Paese corrotto a tutti i livelli della società”. A pronunciare queste parole non è stato un giornalista filorusso. È stato Jean-Claude Juncker, ex presidente della Commissione europea. “Non dobbiamo fare false promesse al popolo ucraino, che è fino al collo nella sofferenza. Sono molto arrabbiato per alcune voci in Europa che stanno inducendo gli ucraini a credere di poter diventare membri immediatamente. Ciò non sarebbe positivo né per l’Unione europea né per l’Ucraina”, ha aggiunto Junker. “Abbiamo avuto brutte esperienze con alcuni cosiddetti nuovi membri, ad esempio in termini di Stato di diritto. Questo non deve essere ripetuto”.
Parole durissime che potrebbero far crollare il castello di cartapesta costruito finora. E come se non bastasse, parole confermate da ciò che sta avvenendo oltre Oceano. Il motivo per cui il Congresso degli USA non ha ancora approvato la richiesta dell’amministrazione Biden di concedere altri miliardi di dollari di finanziamenti all’Ucraina deriva dal fatto che i repubblicani hanno chiesto di non fornire così tanto denaro senza una solida supervisione e condizioni chiare proprio sul livello di corruzione in questo Paese. Da tempo, gli Stati Uniti d’America hanno chiesto all’Ucraina di fare di più per combattere la corruzione governativa. Sono stati inviati anche diversi avvisi ufficiali a Kiev a tal proposito. In uno di questi, nelle ultime settimane, si dice senza mezzi termini che gli aiuti economici statunitensi saranno collegati ai progressi dell’Ucraina nella riforma delle sue istituzioni. Se, da un lato, il presidente Biden ha ribadito di voler sostenere l’esercito ucraino inviando armi e armamenti, dall’altro, la voce di spesa destinata a questi finanziamenti è stata bloccata dal Congresso. E alcuni funzionari governativi hanno ribadito che anche altre forme di aiuto degli Stati Uniti sono potenzialmente in pericolo se l’Ucraina non farà di più per abbattere i livelli di corruzione. Qualche settimana fa, il Dipartimento di Stato ha inviato una nota diplomatica formale all’Ucraina in cui affermava che gli USA si aspettano che il governo continui a perseguire gli sforzi anticorruzione e trasparenza finanziaria al fine di continuare a ricevere sostegno diretto al bilancio.
Secondo il Congressional Research Service, fino ad ora, gli Stati Uniti d’America avrebbero inviato all’Ucraina, oltre a decine di miliardi di dollari in armi e armamenti, anche 23 miliardi di dollari per le emergenze, l’assistenza sanitaria e l’istruzione. Somme erogate dall’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) attraverso la Banca Mondiale al Ministero delle Finanze ucraino.
Il livello di corruzione nel Paese che più di ogni altro ha ricevuto aiuti finanziari e armi e armamenti nell’ultimo anno e mezzo appare, però, critico. Il mese scorso, il consigliere per la sicurezza nazionale USA, Jake Sullivan, ha incontrato una delegazione di funzionari anticorruzione ucraini per “discutere” quali sono stati gli sforzi finora compiuti in questo settore. Il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller ha detto che anche il segretario di Stato americano Antony Blinken e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky hanno parlato di questo argomento, a Kiev, all’inizio di settembre.
Il tema della lotta alla corruzione era stato uno dei cavalli di battaglia che avevano permesso a Zelensky di vincere le elezioni presidenziali nel 2019. Da allora i risultati sono stati inesistenti. A marzo 2024 il mandato di Zelensky dovrebbe scadere e dovrebbero essere indette nuove elezioni presidenziali. Ma finora nessuno ha parlato di elezioni (c’è chi dice a causa dello stato di legge marziale che però è finita ufficialmente già a metà dello scorso anno).
Intanto, a luglio 2023, è stato firmato un memorandum d’intesa tra l’ispettore generale dell’USAID e il procuratore specializzato anticorruzione dell’Ucraina per consentire all’USAID di indagare su qualsiasi uso improprio o abuso di fondi da parte dell’Ucraina, incluso il sostegno diretto al bilancio nazionale. E la Casa Bianca ha preparato una lunga lista di riforme, riportata per la prima volta da Ukrainska Pravda, che l’Ucraina dovrebbe attuare a scadenze fisse (tre mesi, sei mesi, un anno e 18 mesi) per continuare a ricevere fondi dagli Stati Uniti. E per proseguire il cammino che dovrebbe portarla a diventare membro dell’UE. Tra le proposte, proprio il rafforzamento della Procura specializzata anticorruzione, il rafforzamento dell’indipendenza dei consigli di vigilanza delle società statali ucraine e la riforma della Corte costituzionale.
“Nonostante i suoi sforzi, [l’Ucraina] non è pronta per l’adesione; ha bisogno di massicci processi di riforma interna” ha dichiarato Junker. E, con una lucidità e una lungimiranza che molti non avevano notato durante il suo mandato come presidente della Commissione Europea, ha aggiunto: “Alcune voci in Europa stanno inducendo gli ucraini a credere di poter diventare membri immediatamente”. “Nonostante i suoi sforzi, non è ammissibile per l’adesione e sono necessari massicci processi di riforma interna”.
Poi, in risposta ad una domanda sull’accoglienza, non solo dei rifugiati dall’Ucraina, ma in generale dei migranti da parte dei Paesi europei, ha detto: “Sì, un sistema di quote. Non mi piace questo termine perché queste sono persone con le loro vite, i loro sogni, le loro aspettative e i loro bisogni individuali. E poi questo non rallenterebbe l’arrivo dei migranti. La chiave sta nella collaborazione internazionale. Dobbiamo assicurarci che i Paesi d’origine siano pronti a riprendere in carico le persone che non hanno diritto all’asilo. Questo è un problema difficile perché la maggior parte di questi stati rifiuta di accoglierli”.
Una lungimiranza e una chiarezza di vedute che fa rimpiangere il fatto che – nonostante tutto – non sia più Junker a guidare la Commissione europea.