Ucraina: le verità non dette e gli interessi occidentali

di C. Alessandro Mauceri

Iatseniuk arseniDa alcuni mesi l’attenzione della gente viene distolta dai problemi concreti legati ai modi di gestire il Paese negli anni passati e concentrata sul problema “Ucraina/Crimea”. Purtroppo, però sempre più spesso si tende a modificare (il termine corretto sarebbe “mistificare”) le informazioni prima di diffonderle.
Della questione “Ucraina” e “Crimea” si è detto che c’è stata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Della volontà di Putin di estendere il dominio sovietico alla Crimea e, per contro, un plauso è stato volto agli sforzi che Stati Uniti e Unione Europea starebbero facendo per salvare i “poveri” ucraini da una “minaccia” che metterebbe a rischio la democrazia nel Paese. A salvaguardia dei diritti dell’Ucraina sono intervenute Onu, Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale e Nato, che per bocca di Rasmussen, ha sostenuto di voler garantire “l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina” e il “diritto dei suoi cittadini di decidere il loro futuro senza ingerenze esterne”.
Il nuovo premier, Arseni Iatseniuk da settimane ormai riempie le prime pagine dei giornali e chi lo ascolta pare non vedere l’ora di poter fare qualcosa per accogliere i suoi appelli. La Russia “ci ha dichiarato guerra, siamo sull’orlo del disastro”, ha affermato, “questa è una dichiarazione di guerra contro il mio Paese”. Per Iatseniuk il referendum della Crimea per l’annessione alla Russia “è illegittimo”. “La Crimea è e resterà Ucraina, la Russia ritiri i militari e non supporti le forze che vogliono dividere l’Ucraina”.
Il premier ucraino (come del resto molti altri diplomatici e imprenditori occidentali) in realtà pare aver dimenticato che il suo è un mandato ad interim conferito non da un parlamento normale, ma da un parlamento provvisorio gestito dai rivoltosi. La sua nomina, avvenuta il 26 febbraio, in teoria sarebbe dovuta servire solo a portare il Paese alle elezioni presidenziali di maggio. E non a istigare un assalto da parte dei Paesi occidentali alla Russia.
Invece, da quando è entrato in parlamento, il premier “ad interim” non ha fatto altro che accusare la Russia di voler invadere militarmente l’Ucraina. E per dimostrarlo ha detto che Putin avrebbe inviato truppe in Crimea. Su questa base è stato invocato l’aiuto di tutti i Paesi occidentali e di tutte le organizzazioni internazionali. Che, ovviamente, non aspettavano di meglio per sentirsi legittimati ad intromettersi nelle questioni ucraine. “Le autorità ucraine mi hanno informato oggi della loro richiesta di aiuto dal Fmi. Siamo pronti a rispondere e, nei prossimi giorni, invieremo un tema a Kiev per un dialogo preliminare con le autorità. Questo consentirà al Fmi di effettuare la sua consueta valutazione tecnica e indipendente sulla situazione economica in Ucraina e, allo stesso tempo, avviare il dialogo sulle riforme alla base per un programma del Fmi” ha detto la Lagarde, sottolineando che il Fmi sta inoltre “discutendo con i nostri partner internazionali su come meglio aiutare l’Ucraina in un momento critico della sua storia. Siamo incoraggiati dalle dichiarazioni di appoggio che sono state espresse”. La richiesta di intervento “urgente” è stata accolta immediatamente anche dall’ONU, dalla NATO, dagli USA e dall’Unione Europea.
La verità, però, è ben diversa da quella presentata da molti giornali. Innanzitutto poco o niente è stato detto su cosa sia realmente la Crimea e quali siano i suoi rapporti con Ucraina e Russia. La Crimea è una penisola posta sulla costa settentrionale del Mar Nero. Buona parte del suo territorio è amministrata dall’omonima repubblica autonoma. La maggioranza assoluta della popolazione, il 58,5%, è russa e solo una minoranza (24,4%) è ucraina. Con la caduta dell’URSS, nel dicembre 1991, la Crimea proclamò l’autogoverno. In seguito accettò di rimanere all’interno dell’Ucraina seppure come repubblica autonoma. Fu proprio per questo motivo che, nel 1997, Russia e Ucraina sottoscrissero un accordo che consentiva alla Russia di avere un proprio avamposto militare e una propria presenza navale militare in Crimea. L’accordo prevedeva anche una sorta di spartizione delle basi militari e navi in Crimea (alla Russia andavano l’81,7% delle navi della flotta, che in cambio avrebbe corrisposto al governo ucraino un pagamento in denaro) e concedeva alla Russia di poter utilizzare i porti in Crimea e le frequenze radio per scopi militari. Gli accordi sottoscritti nel 1997 da Leonid Kuchma e Boris Eltsin, prevedevano che la Russia potesse posizionare in Crimea fino a 25.000 uomini, oltre a numerosi armamenti di ogni ordine e tipo. L’accordo aveva scadenza nel 2017, ma nel 2010 Dmitri Medvedev e Viktor Yanukovich in rappresentanza di Russia e Ucraina hanno sottoscritto la proroga fino al 2042.
Quindi, stando agli accordi internazionali sottoscritti dai due Paesi, la Russia aveva e ha tutto il diritto di posizionare le proprie truppe in Crimea. E il nuovo premier “ad interim” non ha alcun diritto di invocare l’aiuto delle organizzazioni internazionali e di rischiare di far scoppiare una guerra di dimensioni planetarie per di più basata su falsità.
La verità è che il problema “Ucraina” non ha niente a che vedere con i “diritti umani” degli abitanti della Crimea (i risultati dell’ultimo referendum lo hanno provato al di là di ogni ragionevole dubbio) né con la presunta “invasione militare sovietica” né, tanto meno, politico (il presidente ucraino rimosso, infatti, aveva mostrato una grande apertura verso l’Europa). Per contro, come sempre, l’interesse delle grandi potenze (UE inclusa) poco niente ha a che vedere con la tutela del diritto di autodeterminazione della Crimea, come pure i giornali continuano a ripetere nella speranza che qualcuno ancora ci creda.
La verità è che il motivo per cui l’Ucraina desta grande interesse in molti Paesi occidentali sta nelle sue enormi potenzialità economiche. L’Ucraina è uno dei più grandi operatori al mondo per il transito di gas (37.600 km di tubature, il più grande sul continente europeo dopo quello russo) ed è una fonte di approvvigionamento energetico di importanza cruciale per molti Paesi europei. Ma anche le ingenti risorse minerarie ucraine sono appetibili. Un quarto delle “terre nere” del mondo si troverebbe proprio in Ucraina che occupa un ruolo leader tra i fornitori di alcune risorse minerarie primarie. Dal carbone (principalmente nel bacino di Donezk) ai giacimenti di ferro, dal nichel al cromo, e poi al titanio, al mercurio (di cui è il secondo fornitore mondiale). E non basta. In Ucraina operano otto grandi produttori di concimi, sei dei quali, specializzati in concimi azotati (l’Ucraina è uno dei principali esportatori di concimi minerali azotati al mondo). Anche l’industria aerospaziale è molto avanzata e il paese partecipa a decine di progetti internazionali.
Il volume totale degli investimenti stranieri effettuati in Ucraina al 31 dicembre del 2012 ammontava a 54,5 miliardi di dollari. Cifra più che sufficiente a giustificare l’interesse degli USA nel Paese. E più che sufficiente anche per giustificare la scelta di Arseni Iatseniuk alla guida del Paese. Colui il quale, con i suoi ingiustificati allarmismi, potrebbe autorizzerebbe l’intrusione di diversi soggetti internazionali nelle scelte di politica interna del Paese. “Sono preoccupato per gli sviluppi in Crimea. Sollecito la Russia a non intraprendere azioni che possano accrescere la tensione o creare equivoci”, così il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen. A fargli eco il portavoce della Commissione Ue che ha detto: “L’integrità territoriale dell’Ucraina deve essere rispettata da tutti”.
Quindi, mentre si fa rivolgere l’attenzione della gente sui movimenti di truppe sovietiche (legittimi e autorizzati da accordi tra i due Paesi), c’è chi fa di tutto per intromettersi nella vita degli ucraini: secondo un giornalista indipendente, all’inizio di marzo sarebbero atterrati, in piena notte, all’aeroporto internazionale Boryspil di Kiev tre aerei con a bordo oltre trecento mercenari (anche se oggi si preferisce chiamarli eufemisticamente “contractor”) della Greystone Limited, la più grossa agenzia di “soldati a pagamento” del mondo. Nessuno sa ufficialmente chi li abbia inviati. Il fatto stesso, però, che truppe straniere invadano in un Paese libero dovrebbero essere vista come una vera e propria dichiarazione di guerra. Quanto al mandante poi pare non possano esserci molti dubbi. L’agenzia per cui lavorano questi mercenari ha sede in Virginia, e solitamente lavora per multinazionali e governi (pare che in questo momento è sotto contratto del Pentagono e della Cia contratti di miliardi di dollari l’anno); in una conversazione tra il ministro degli Esteri estone, Urmas Paet, e Catherine Ashton, a proposito di cecchini presenti sui tetti di Kiev, il ministro ha detto: “È brutto sapere che la nuova coalizione non voglia chiarire cosa sia successo esattamente. Esiste il forte sospetto che dietro agli sniper (i cecchini n.d.r.) non ci fosse Yanukovich, ma qualcuno della nuova coalizione”.
Se si guarda ai fatti, quindi, e non a menzogne ed omissioni mediatiche, la verità è che a Kiev un presidente eletto legittimamente è stato defenestrato e a capo del governo è stato messo qualcun altro, non eletto da nessuno, ma comodo a molti personaggi esteri. Un nuovo premier che non ha perso tempo e non ha aspettato regolari elezioni (previste fra un paio di mesi), ma ha subito dato la scusa a chi non aspettava di meglio i termini per un ingresso forzato e unilaterale del Paese nell’Unione Europea e nella NATO.
A ben guardare si tratta di un copione ormai vecchio (e gli italiani dovrebbero saperlo bene): viene rimosso un governo legittimo e messo il potere nelle mani di un soggetto non eletto democraticamente, ma nominato da chi non avrebbe dovuto (perché eletto con un sistema incostituzionale). E appena nominato (non eletto) questa persona non perde tempo e, travalicando i propri diritti e doveri, si dà da fare per attuare misure che facciano gli interessi non dei cittadini, ma di chi ha deciso di metterlo su quella poltrona.
Rasmussen ha tenuto a sottolineare che la Nato “sostiene l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina” e il “diritto dei suoi cittadini di decidere il loro futuro senza ingerenze esterne”.
L’Ucraina, la propria sovranità l’ha persa non a causa dell’invasione sovietica, ma nel momento stesso in cui multinazionali assetate di denaro hanno messo gli occhi sulle risorse naturali del Paese. Le stesse multinazionali che, per appropriarsi di queste ricchezze, hanno già dimostrato di essere pronte a scatenare una guerra mondiale (che, tra l’altro, per loro sarebbe un’ulteriore fonte di ricchezza…).