Ucraina, Medio Oriente, Cina ed Europa: i punti di politica estera della conferenza stampa di Giorgia Meloni

di Alessio Cuel

Durante la conferenza stampa di fine anno, rimandata al 4 gennaio a causa delle condizioni di salute della presidente del Consiglio, Meloni ha spiegato alcune delle decisioni chiave di politica estera dell’anno appena trascorso e delineato alcune linee guida per il futuro.

Ucraina, Medio Oriente e Cina sono i dossier principali toccati dalla premier, nelle sue risposte alle domande dei giornalisti presenti. Sul conflitto generato dall’invasione russa del territorio ucraino, secondo Meloni sarebbe l’equilibrio delle forze in campo l’unica possibilità per avviare un percorso di pace. Meloni ha rivendicato la decisione di supportare militarmente la causa di Kiev, in continuità con le decisioni intraprese dal governo Draghi.

In merito al conflitto tra Israele e Hamas, Meloni ha evidenziato da un lato l’esigenza di Israele di difendersi dagli attacchi terroristici, dall’altro ha sottolineato la necessità di proteggere i civili. La premier ha auspicato la ricerca di una soluzione strutturale, che consenta la pacifica coesistenza tra palestinesi e israeliani.

Sull’uscita dell’Italia dalla via della Seta, largamente prevista, la presidente del Consiglio ha chiarito come l’accordo con la Cina non abbia recato vantaggi nella bilancia commerciale a favore dell’Italia, e che anche per questo sia stato opportuno sanare l’anomalia dell’unico paese del G7 membro di tale accordo. L’uscita dalla via della Seta, tuttavia, non preclude l’approfondimento delle relazioni commerciali con Pechino.

La conferenza stampa è stata anche l’occasione per toccare temi più prettamente europei. La mancata ratifica del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), uno strumento che Meloni ritiene obsoleto, viene vista come un’apertura alla possibilità di renderlo più efficace. Una mancata ratifica, da parte del Parlamento, nella quale non emerge la correlazione con il nuovo Patto di Stabilità e Crescita: al contrario, la premier si dice soddisfatta dell’accordo raggiunto tra i ministri delle Finanze dei ventisette stati membri.

Mentre Meloni non chiude a una sua possibile candidatura alle prossime elezioni europee, viene sbarrata la strada a ogni possibile “maggioranza Ursula”. Per la presidente del Consiglio, al contrario, è importante garantire che la prossima Commissione sia supportata da una maggioranza alternativa a quella attuale. Una Commissione, la prossima, che difficilmente potrà vedere Draghi alla guida, nelle parole della premier: pur avendo condiviso con il suo predecessore alcune linee guida di politica estera, su tutte quelle relative al conflitto ucraino, egli stesso non sarebbe interessato a succedere a Ursula von der Leyen (come fonti vicine all’ex numero uno di Palazzo Chigi avrebbero rivelato alla Reuters e all’Ansa).