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L’Ucraina è sull’orlo del fallimento economico, specie ora che Putin ha bloccato gli ulteriori aiuti ed ha già avvertito che non ci saranno gli sconti promessi sui debiti contratti per la fornitura di gas.
Come ha spiegato lo stesso presidente russo al vertice italo-russo di Trieste dello scorso 26 novembre, l’Ucraina è indebitata con le banche russe per 20 mld e con la Gazprom per altri 10; inoltre l’ormai deposto presidente Yanukovich era riuscito a spuntare nelle scorse settimane con Mosca un altro prestito di 14 mld, ora bloccato, per cui appare ben poca cosa la somma di 11 mld di euro in 2 anni messi a disposizione oggi dalla Commissione europea, provenienti dal bilancio Ue e da istituzioni finanziarie internazionali basate nell’Ue, tra cui la Banca europea per gli investimenti e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.
Nonostante dalla Crimea continuino ad arrivare notizie preoccupanti, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha fatto sapere a seguito dell’incontro con l’omologo statunitense John Kerry tenutosi a Parigi che “Abbiamo concordato che è necessario aiutare gli ucraini, tutti gli ucraini, ad attuare gli accordi raggiunti il 21 febbraio”, ovvero riforme costituzionali e concessioni all’opposizione, ora al governo del paese. Se ne deduce che se non allo stesso Yanukovich, ormai accusato dei disordini di Kiev in cui hanno perso la vita 97 fra dimostranti e poliziotti, il governo del paese potrebbe andare nuovamente ad una maggioranza filo-russa.