Ucraina. Putin ordina il cessate-il-fuoco per il Natale ortodosso. Nuova iniziativa mediatrice di Erdogan

di Angelo Gambella

La pace in Ucraina continua ad essere una chimera, ma dopo quasi un anno di guerra il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato un cessate-il-fuoco unilaterale in osservanza del Natale ortodosso, dalle ore 12.00 del 6 gennaio alle ore 24.00 del 7 gennaio. Tale istruzione è stata diramata al ministero della Difesa russo dal Cremlino, nella quale il presidente russo informa di aver accolto “l’appello di sua Santità il Patriarca Kirill”. Sempre dalla presidenza russa è stato rivolto invito alle autorità di Kiev perché la tregua venga rispettata al fine di dare la possibilità a tutti di prendere parte alle celebrazioni natalizie. Una proposta comunque già respinta dalla parte ucraina.
Intanto da Donetsk rimbalzano voci, ovviamente non confermate, sul fatto che Putin visiterà la città in occasione della festività, quindi il 7 gennaio.
A chiedere un “cessate-il-fuoco unilaterale” che vada oltre le festività è stato il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, il quale si è sentito al telefono sia con Putin che con Volodymyr Zelensky. Erdogan torna quindi a proporsi come mediatore, ma il suo appello è anche per una “soluzione equa”, ben distante quindi dal piano in 10 punti annunciato dal presidente ucraino in occasione del suo incontro con Joe Biden a Washington e bollati da Mosca come “irrealistici”.
Ad alzare il tiro è stato questa volta Putin, che nella telefonata a Erdogan ha parlato di pace “se la controparte terrà conto nei colloqui delle nuove realtà territoriali” annesse dalla Russia, cioè le regioni del Donbass dove l’Ucraina si era impegnata con gli accordi di Minsk-2 a riconoscere entro il 2015 le autonomie e a tutelare la minoranza russofona, salvo poi omettere il tutto e arrivare, proprio con Zelensky presidente, alla chiusura dei giornali e delle scuole in lingua russa, nonché a proibire l’uso del russo negli atti pubblici.
Eppure proprio da quegli accordi, e probabilmente della cessione definitiva della Crimea (dove da sempre la Russia ha la base della flotta del Mar Nero) bisogna passare per arrivare alla pace.
L’idea di una “Minsk-3” è stata respinta a priori dagli ucraini, ma negli Usa l’amministrazione Biden, che è quella a comandare realmente in Ucraina, è sempre più sotto pressione esterna e interna, ed anche in Europa appare evidente che la guerra non potrà protrarsi all’infinito.
Come riporta l’Ansa, il segretario del Consiglio di sicurezza e di difesa ucraino Oleksii Dalilov ha reso noto nel corso di un intervento sulla tv pubblica Suspline che per febbraio la Russia starebbe preparando “un’escalation”, e che vi sarebbero iniziative russe sottobanco in Europa per portare l’Ucraina ad accettare un accordo. Ha tuttavia affermato che “noi non accetteremo”.