Un G8 (-1) di interessi. E c’è chi si spartisce la “torta ucraina”

di C. Alessandro Mauceri

g8Nei giorni scorsi, in mezzo al solito squallore mediatico (si è pensato più alle foto di Renzi sorridente o a quante macchine accompagnavano Obama oppure a cosa mangiassero i leader dei paesi invitati che agli argomenti discussi e alle conclusioni cui si era giunti), si è svolto il G8. Anzi, per esser più esatti, il G8-1. Sì perchè dagli incontri è stata esclusa la Russia.
Come mai non è stata invitata la Russia? E che diritto avevano gli altri di escludere la Russia dagli incontri? Forse non tutti sanno che il G8 non è una istituzione internazionale. È un gruppo “informale” che riunisce i capi di stato e di governo delle maggiori democrazie industriali (Canada, Francia, Gran Bretagna, Germania, Giappone, Italia, Russia e Stati Uniti) insieme con l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) con il Fondo Monetario Internazionale (FMI), con la Banca Mondiale (BM) e l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO).
Lo scopo è quello di discutere della situazione economica del mondo, delle problematiche del commercio internazionale e dei rapporti con i paesi in via di sviluppo (anche se poi sovente la discussione è stata estesa considerevolmente e si è finito per discutere di occupazione, di comunicazioni informatiche e delle conseguenze di problemi quali l’ambiente o il crimine organizzato).
In verità, sono in molti a pensare che questo organismo “informale” serva ai potenti del globo per mettersi d’accordo su quali strategie adottare per conquistare e gestire meglio un mercato o l’altro. E siccome, in questo momento, a molti Paesi (o forse sarebbe meglio dire ai soggetti economici che controllano questi Paesi) interessa appropriarsi delle risorse ucraine, allora è stata esclusa dagli incontri la Russia e l’ordine del giorno previsto è stato stravolto. Nei giorni scorsi quasi non si è parlato d’altro se non del “conflitto” tra Russia e Ucraina.
Il tutto ovviamente presentato mediaticamente con una salsa di “tutela dei diritti umanitari”.
Nessuno si è chiesto come non si sia colta l’occasione per discutere di altri conflitti. Come, ad esempio, la guerra tra palestinesi e israeliani. Una guerra che va avanti da oltre un ventennio, che ha causato decine e decine di migliaia di morti, per la quale due dei leader storici delle rispettive fazioni hanno pure ricevuto il premio Nobel per la Pace. Una guerra che non è mai finita e che ha raggiunto livelli di violenza inauditi. Amnesty International, in un rapporto dal titolo “Grilletto facile. Uso eccessivo della forza da parte di Israele in Cisgiordania”, ha accusato gli israeliani di aver mostrato un profondo disprezzo per la vita umana uccidendo recentemente decine di civili palestinesi nella Cisgiordania occupata, bambini compresi. Eppure gli interessi economici di molti dei Paesi presenti all’ultimo incontro del G8-1 in quei Paesi sono molti (non ultima l’Italia che ha appena comprato da Israele quattro satelliti spia). Interessi economici che sono anche maggiori in altri Paesi in guerra tra loro come India e Pakistan. Tutti conoscono i rapporti economici che legano ciascuno dei partecipanti al G8-1 all’India (solo gli scambio commerciali con l’Italia ammontano a miliardi di Euro). E certo i pericoli (sia in termini umanitari che in termini economici) connessi a questo conflitto non sono minori di quelli del “problema” Russia-Ucraina, tanto più che sia l’India che il Pakistan dispongono entrambi di armamenti nucleari…..
La verità è che, proprio mentre noi scriviamo, sono in corso nel mondo diverse decine di conflitti, alcuni molto violenti, causa di migliaia (anzi di decine di migliaia) di morti, e anche in Paesi che rivestono un ruolo economico di primo piano per i partecipanti all’ultimo G8-1. Ma nessuno di questi conflitti, nei giorni scorsi, è stato messo all’ordine del giorno.
Del resto, a pensarci bene, che peso possono avere Paesi come l’Italia o la Francia o il Canada su colossi economici come l’India o la Cina (che non fanno parte del G8 solo per un mero cavillo tecnico: al tavolo del G8, infatti, non siedono le maggiori potenze mondiali, né i Paesi più industrializzati, né quelli più influenti, ma quelli con la maggiore “ricchezza netta” (metodologia selettiva assurda di cui parleremo in altro momento n.d.r.) o sulla Russia?
Forse è vero che gli incontri dei G8 sono meri “spettacoli mediatici” in cui si tenta di far credere alla gente che le decisioni di politica internazionale vengono ancora prese dai rappresentanti di otto (anzi, sette) Stati (anche quando questi rappresentanti non sono stati democraticamente…). Questi incontri servono solo per permettere ad una ristretta “oligarchia” economica (quella che controlla la finanza, il commercio e i mezzi di informazione) di agire nascondendosi dietro un velo di legittimismo. Del resto lo stesso G8 potrebbe essere visto come antidemocratico dato che, da un lato, si erge a paladino dei diritti democratici del pianeta proprio in virtù del peso economico che i Paesi membri rivestono sulle sorti del pianeta e, dall’altro, priva i singoli Stati ed i loro rappresentanti dei poteri decisionali individuali per imporre quelli definiti in base a regole economiche (o, forse sarebbe meglio dire, “imprenditoriali”) legate alla necessità per le multinazionali di controllare e gestire il mercato mondiale. A qualunque costo. Anche a costo di scatenare un nuovo scontro.
Uno scontro che è già in atto. Non sui campi di battaglia, ma negli uffici e sui megacomputer che gestiscono le finanze dei maggiori investitori globali. Una guerra che va avanti a colpi di ritiri di risorse finanziarie dal FMI e a forza di blocchi dei capitali privati di imprenditori all’estero…. Queste sono armi molto più efficaci delle minacce di attacco perla tutela dei diritti umani. E, così, mentre l’opinione pubblica veniva distratta e trastullata con notizie di quart’ordine, in un altro luogo, a Parigi, si svolgevano incontri tra USA e Russia per decidere come spartirsi la torta “Ucraina”.