Università Bicocca. Nel clima di isteria anti-russa anche Dostoevskij è un pericolo

di Giacomo Dolzani

In un clima di guerra, in cui si tenta di isolare la Russia con ogni mezzo, anche uno scrittore dell’800, se nato a Mosca potrebbe causare problemi, quindi meglio metterlo da parte. Per questo motivo il corso di quattro lezioni su Fëdor Dostoevskij del professor Paolo Nori, che avrebbe dovuto tenersi all’Università Milano Bicocca, per decisione della rettrice Giovanna Iannantuoni è stato sospeso, “per evitare polemiche”.
“Caro professore, il prorettore alla didattica ha comunicato la decisione presa con la rettrice di rimandare il percorso su Dostoevskij. Lo scopo è evitare qualsiasi forma di polemica, soprattutto interna, in questo momento di forte tensione”: questa è l’e-mail che l’Università ha inviato a Nori, il cui contenuto è stato definito da lui stesso come “Ridicolo”, per sospendere il suo corso su uno dei più importanti scrittori russi di sempre e che, nelle sue opere, non ha mai espresso particolare sostegno all’attuale presidente Vladimir Putin.
Dopo le numerose critiche piovute in seguito a questa decisione l’università ha però deciso di fare retromarcia, annunciando che le lezioni si terranno regolarmente e che si è trattato solo di “un malinteso avvenuto in un momento di grande tensione”, aggiungendo poi che “non c’è nulla di più lontano della censura dalle idee dell’Università”.
Un episodio questo che denota comunque il clima di isteria collettiva e russofobia che ha investito l’occidente in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, una situazione che, favorendo la paura e, di conseguenza, la censura, rischia essa stessa di mettere in crisi i valori di libertà e democrazia che, tramite le sanzioni imposte a Mosca, l’Europa sta tentando di difendere.