USA: Accuse all’Iran di complotto terroristico: ‘Volevano uccidere l’ambasciatore saudita, servendosi dei narcotrafficanti’

di Enrico Oliari –

Dopo le quasi due milioni di vittime civili in Iraq per le armi di distruzione di massa mai esistite ed il pantano afghano che, dopo 10 anni, assume ogni giorno sempre più le sembianze di un nuovo Vietnam, l’America con i suoi ‘Fido’ stretti al guinzaglio, fanno spirare oggi i venti di guerra su Teheran. 
Qualcuno potrebbe pensare che le guerre mosse dallo Zio Sam siano decise per i più svariati motivi: chi dice per petrolio dell’Iraq, chi per il gas e per il rame dell’Afghanistan, chi per la destabilizzazione delle aree attorno ad Israele. C‘è pure qualche ingenuo (ma chiamiamolo pure fesso) che crede al politico di turno che parla in modo roboante di ‘esportazione della democrazia e della pace’ e che si cosparge il capo di cenere al rientro delle bare imbandierate:  si sa, ogni popolo ha un bisogno insaziabile, specialmente quando la politica si dimostra un teatrino di scandali infantili, dei suoi martiri e dei suoi eroi.
Le guerre, in realtà, sono un insieme di interessi e di affari loschi che ruotano prima di tutto attorno a quella pallottola che verrà poi sparata per il gas, per il rame, per tutto fuorché per il bene delle genti.
Qualcuno potrebbe pensare che i tre trilioni di dollari spesi per gli interventi in Afghanistan ed in Iran siano stati un salasso economico in tempo di crisi, ma forse è proprio quella la miniera d’oro dello Zio Sam e delle lobby che lo sostengono. Già, perché quei tre trilioni da qualche parte sono finiti e di certo non sono ancora abbastanza, se si pensa che non da oggi qualcuno a Washington accarezza l’idea di allungare le mani anche sul paese degli ayatollah.
‘Terrorismo: USA, svelato complotto, sale tensione con Iran. Nel mirino ambasciata Arabia Saudita in USA. Contatti con narcos’ intitolano questa mattina le agenzie di mezzo mondo, le quali parlano di un complotto rivolto contro obiettivi israeliani (… ovviamente!) e sauditi tra cui l’uccisione dell’ambasciatore di Riyad (… giusto per essere bipartisan con il mondo arabo!) nella capitale: secondo le autorità americane dietro a questo piano diabolico vi sarebbe l’Iran, il quale avrebbe ottenuto supporto logistico dai narcotrafficanti messicani.
Ovviamente da Teheran si è subito parlato di accuse infondate, ma, si sa che fine fece quello che diceva che le armi di distruzione di massa non esistevano e che erano tutta un’invenzione per muovere guerra al suo paese.
Hillary Clinton è stata chiara: ‘sono fondate’, ha dichiarato sventolando un rapporto dell’Fbi e del Dipartimento di giustizia americano, i quali accusano due cittadini iraniani di preparare una serie di attacchi, tra cui anche quelli alle ambasciate israeliana e saudita. ‘Dei due iraniani – ha continuato la Clinton – uno, arrestato, ha confessato, mentre l’altro è ancora ricercato’.
Secondo quanto si è appresso, a far scoprire il bandolo della matassa sarebbe stato un ciottadino statunitense di origine iraniana, il 56enne Mansoor Ababsiar, il quale si era messo in contatto con un investigatore, in realtà un informatore della DEA (l’agenzia antidroga), ritenendo fosse un uomo legato ai narcotrafficanti messicani ed a questi sarebbe andata la somma di 1,5 milioni di dollari per l’uccisione di Adel al-Jubeir, il diplomatico saudita, in un ristorante di Washington.
Arbabsiar, accusato di essere un agente delle Guardie della Rivoluzione iraniana, si sarebbe rivolto a Gholam Shakuri, alto ufficiale dell’unità al Quds delle Guardie rivoluzionarie iraniane, per l’approvazione del contratto e il pagamento di un anticipo di 100.000 dolalri su una banca americana.
Arbabsiar è stato comunque arrestato il 28 settembre all’arrivo all’aeroporto Kennedy di New York e, una volta interrogato, avrebbe fornito dettagli sul complotto.
Il procuratore Preet Bharara, che ha formalizzato le accuse sia nei confronti di Arbabsiar che in quelli del un suo collaboratore Shakuri (denunciato nonostante ora si trovi in Iran) ha parlato di dettagli agghiaccianti del piano, con ‘gli imputati disposti a uccidere molti americani innocenti’.
‘Questa volta – ha affermato la Clinton – l’Iran ha passato il segno’ e quindi, come da strategia ormai consolidata, si inizierà con un isolamento a catena da parte della comunità internazionale per il quale, ha spiegato il Segretario americano, ‘stiamo già contattando le capitali di tutto il mondo’.
La Clinton ha già fatto sapere che nei prossimi giorni il caso verrà portato davanti al Consiglio di sicurezza dell’ONU con l’obiettivo di varare nuove sanzioni contro Teheran e resta da vedere cosa farà ora il presidente Obama, oggetto di quella barzelletta che è diventato il premio Nobel per la Pace.
Per il presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani, gli Usa hanno avuto un ‘infarto politico’, anche perché l’Iran ha ‘buoni rapporti con l’Arabia Saudita’. ‘Gli Usa – ha concluso – non riusciranno a fermare il grande risveglio in corso nella regione mediorientale, accompagnato da una rinnovata vigilanza politica.