di Giacomo Dolzani –
Il neopresidente Usa Donald Trump ha ancora una volta avanzato dubbi sull’attendibilità delle prove che, stando ai rapporti dell’intelligence statunitense, confermerebbero che ci sarebbe la mano del Cremlino dietro i numerosi attacchi informatici che hanno interessato gli Stati Uniti negli ultimi mesi.
Il presidente uscente, Barack Obama, ha infatti avanzato dure accuse nei confronti della Russia, basandosi sulle informazioni fornite dalla Cia, che avrebbero dimostrato che le intrusioni nei sistemi informatici del governo Usa e la diffusione delle oltre 20.000 email che hanno inguaiato la candidata democratica Hillary Clinton, portando alla luce un’operazione organizzata dal comitato centrale del suo stesso partito, volta a screditare il candidato alle primarie Bernie Sanders a vantaggio dell’ex segretario di Stato.
La rappresaglia di Obama, consistita nell’espulsione dal territorio nazionale di 35 diplomatici di Mosca, è stata però vanificata dalla decisione del presidente russo, Vladimir Putin, di non reagire, evitando così di dover risolvere una crisi internazionale con il suo futuro omologo americano, il quale lo ha infatti già ringraziato per la sua scelta.
Trump, in una conferenza stampa tenuta al suo resort in Florida, ha infatti messo in dubbio la qualità del lavoro dei servizi segreti, affermando: “le accuse avanzate contro la Russia sono gravi, per questo è necessario essere sicuri di quello che si dice; conosco il mondo della pirateria informatica e so bene quanto sia difficile individuare i reali responsabili di un attacco”. Come esempio per sostenere la sua tesi ha poi citato la questione dei presunti arsenali del presidente iracheno, Saddam Hussein, che avrebbero dovuto essere pieni di armi di distruzione di massa, informazioni sulle quali si è basata tutta la campagna in favore dell’intervento Usa in Iraq nel 2003 e poi rivelatesi infondate.
L’interesse di Trump a minimizzare il problema degli attacchi hacker russi, oltre che per i futuri buoni rapporti che intenderebbe ristabilire con Mosca, è poi anche relativo alla sua legittimazione come presidente Usa: se fosse provato con certezza che la sua vittoria elettorale è stata favorita illegalmente dal Cremlino, la questione potrebbe trasformarsi per il Tycoon un un serio problema politico sul fronte interno.
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