Usa. Imposte sanzioni a 24 società cinesi nel Mar Cinese Meridionale

di Alberto Galvi

Nei giorni scorsi gli Usa hanno imposto sanzioni a 24 società cinesi e ai funzionari cinesi responsabili di aver partecipato alla costruzione e alla militarizzazione di isole artificiali contese nel Mar Cinese Meridionale. La Cina ha utilizzato dal 2013 le sue imprese di proprietà statale per costruire isole artificiali per scopi militari, calpestando i diritti sovrani degli Stati vicini. Le sanzioni imposte dagli Usa seguono le rivendicazioni marittime illegali dello scorso luglio di Pechino nel Mar Cinese Meridionale.
Questi sono gli ultimi passi che gli Usa hanno intrapreso contro la Cina per il suo rafforzamento militare sul territorio nel Mar Cinese Meridionale, dove la sovranità è rivendicata da diversi Paesi.
La Cina rivendica almeno l’80% del Mar Cinese Meridionale, che ha vaste riserve di petrolio e gas. La PCA (Permanent Court Arbitration) dell’Aja nel 12 luglio 2016 ha emesso una sentenza vincolante, respingendo le rivendicazioni marittime della Cina in quanto prive di base nel diritto internazionale.
Altri Paesi asiatici come la Malesia, le Filippine, il Brunei, Taiwan e il Vietnam rivendicano anche la giurisdizione su parti dell’area attraverso cui passa ogni anno un commercio del valore di 3 miliardi di dollari.
Tra le società statali sanzionate ci sono la Changzhou Guoguang Data Communications, la Beijing Huanjia Telecommunication Company, la Shanghai Cable Offshore Engineering Company, la Tianjin Broadcasting Equipment Company e la Guangzhou Guangyou Communications Equipment Company.
Altre società elencate includono la China Communications Construction Co., la China Electronics Technology Group Corporation e la China Shipbuilding Group.
Codeste sanzioni impediscono alle aziende americane di vendere loro beni e tecnologia statunitensi senza una licenza speciale.
Per quanto riguarda le altre aziende, potranno richiedere una licenza per continuare a vendere alle società cinesi presenti nell’elenco delle entità statunitensi, tali richieste però vengono spesso rifiutate.
Precedentemente Washington ha sanzionato aziende e funzionari cinesi a causa delle continue preoccupazioni sulla sicurezza nazionale che Pechino causa attraverso varie forme di tecnologia avanzata.
Altre questioni su cui entità cinesi vengono sanzionate sono l’inosservanza dei diritti nei confronti delle minoranze musulmane nella regione dello Xinjiang, il rafforzamento del controllo su Hong Kong e la chiusura del consolato cinese a Houston.
In questo caso però è la prima volta che il governo degli Usa ha intrapreso un’azione punitiva contro aziende e funzionari cinesi nel Mar Cinese Meridionale.
Gli Usa non hanno rivendicazioni specifiche nelle acque di quell’area, ma hanno ripetutamente condotto operazioni per favorire la libertà di navigazione volte a contestare le affermazioni della Cina.
Negli ultimi due anni le relazioni bilaterali tra Washington e Pechino sono precipitate. In attesa delle elezioni presidenziali americane del prossimo novembre che decideranno la nuova rotta della Casa Bianca, il presidente Trump continuerà a tenere relazioni tese con Pechino.
La politica intransigente di Trump nei confronti della Cina rischia come conseguenza che chiunque sia presidente nel 2021 non potrà tornare indietro a ricucire i rapporti diplomatici tra le due superpotenze.