di Domenico Maceri * –
SAN LUIS OBISPO (Usa). “Quando torneremo al tavolo dei negoziati nel 2028 non ci saranno solo Tre Grandi. Ce ne saranno cinque o sei”. Così Shawn Fain, presidente della United Auto Workers, il sindacato dei metalmeccanici, dopo avere portato a termine un nuovo contratto con le tre grandi aziende automobilistiche di Detroit l’anno scorso. Si è trattato di un ottimo contratto che ha prodotto notevoli benefici ai metalmeccanici delle Tre Grandi, ossia Ford, General Motors e Stellantis (già Chrysler).
Adesso la previsione di Fain sembra cominciare a materializzarsi. Proprio di questi giorni i metalmeccanici della Volkswagen nello Stato del Tennessee hanno votato per stabilire il sindacato con un voto del 70 percento. Si tratta di un evento che parecchi analisti hanno classificato come storico vista la nota debolezza dei sindacati nel sud del Paese.
Le campagne di sindacalizzazione negli Stati del sud hanno dovuto affrontare seri ostacoli. Difatti molti Stati nel sud hanno approvato leggi denominate “right to work” (diritto al lavoro), che non obbliga i lavoratori a iscriversi al sindacato in quei rari casi dove essi esistano. Nel caso della Volkswagen i primi due tentativi nel 2014 e nel 2019 furono rifiutati dai lavoratori. Questa volta però la UAW ci è riuscita nonostante la retorica dei governatori dell’Alabama, Georgia, Mississippi, South Carolina, Tennessee e Texas, che avevano consigliato un voto negativo. Questi sei governatori erano preoccupati che i sindacati spingessero le aziende ad abbandonare il sud per luoghi dove la manodopera è più bassa.
Questi sei governatori hanno dichiarato che i sindacati non sono necessari perché impediscono ai singoli lavoratori di negoziare individualmente con i loro datori di lavoro. Sbagliano ovviamente perché nelle negoziazioni di un unico lavoratore e l’azienda la bilancia del potere pende estremamente verso i capi. Il sindacato riduce questo strapotere delle aziende anche se non lo elimina completamente.
Il management della Volkswagen non ha opposto resistenza consigliando ai lavoratori di fare la propria scelta, non intimando ritorsioni in caso di voto per la formazione del sindacato. La compagnia tedesca ha fabbriche in molti Paesi e quella nel Tennessee era l’unica senza sindacato. Che cosa ha convinto i lavoratori a scegliere il sindacato? In parte sarà stato il successo del contratto ottenuto dalla UAW con le Tre Grandi alcune delle quali hanno anche fabbriche nel Sud. Si è creata dunque una situazione in cui i metalmeccanici rappresentati da sindacati ricevono migliori benefici e salari più alti. I metalmeccanici della fabbrica di Ford a Louisville, Kentucky, rappresentati dalla UAW per il fatto del contratto nazionale siglato da Fain, ricevono un massimo salario di 83 mila dollari l’anno comparati a 60 mila per quelli della Volkswagen in Tennessee. I metalmeccanici che hanno votato per il sindacato non sono stati influenzati dunque dai governatori. Le informazioni sono disponibili a tutti e un salario di 20 mila dollari l’anno in meno e altri benefici inferiori sono miglioramenti che eventualmente il nuovo sindacato potrà ridurre e forse anche eliminare. Non hanno avuto nemmeno paura della possibile chiusura della fabbrica anche perché minacce del genere non sono emerse dal management di Volkswagen.
La vittoria nel Tennessee sarà con molte probabilità seguita da un altro voto promettente il prossimo mese in Alabama nello stabilimento della Mercedes-Benz, un’altra azienda tedesca. In caso di vittoria Fain continuerebbe la sua marcia per rappresentare altri metalmeccanici, raggiungendo un totale di 5 Grandi invece di tre. Non si fermeranno qui. In programma c’è un’altra dozzina di aziende automobilistiche con nomi notissimi come Tesla, Toyota, Honda, Nissan, e Hyundai. Queste saranno sfide più difficili per i sindacati considerando l’animosità già annunciata dai management di queste aziende contro i sindacati.
I successi dei contratti negoziati da Fain per i metalmeccanici non solo recano benefici agli interessati ma influiscono anche su lavoratori dello stesso settore senza rappresentanza sindacale. Non sorprende dunque che dopo il contratto favorevole negoziato da Fain, Toyota, Tesla, Hyundai ed altre abbiano offerto aumenti non tanto diversi ai loro lavoratori. I benefici del successo di Fain influenzano anche lavoratori in altre industrie incoraggiandoli a iniziare le procedure per la sindacalizzazione. È già avvenuto con alcune succursali di Amazon e Starbuck. Il problema però rimane poiché arrivare a siglare contratti soddisfacenti richiede tempo, in buona parte per la poca cooperazione delle aziende nei negoziati. I benefici dei successi dei metalmeccanici raggiungono anche il resto della società perché riducono, anche se minimamente, le disuguaglianze economiche tra ricchi e poveri. Ricalcano anche le differenze politiche tra destra e sinistra. Non sorprende dunque che Joe Biden si sia recentemente congratulato con la vittoria dei sindacati in Tennessee. Donald Trump, il suo avversario alle presidenziali di novembre, è rimasto silenzioso, forse preoccupato dal suo processo penale attualmente in corso a New York.
* Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.