Usa. L’incognita coronavirus sul voto

di Alberto Galvi

Mancano ormai poche ore alle elezioni presidenziali negli Usa, ma gli americani non voteranno direttamente per il candidato repubblicano Donald Trump o per quello democratico Joe Biden, bensì voteranno per i grandi elettori che poi eleggeranno il presidente a dicembre, durante il collegio elettorale.
Il primo passo dei partiti politici nella corsa verso la Casa Bianca è stato quello di nominare un leader per la carica di presidente. I candidati vengono scelti attraverso una serie di primarie e caucus in ogni Stato e territorio degli Usa. Queste votazioni sono iniziate in Iowa il 3 febbraio scorso e sono terminate a Porto Rico all’inizio di giugno.
Durante la convention nazionale tutti i delegati scelti durante le primarie e i caucus hanno votato e il partito ha annunciato chi si candiderà alle elezioni presidenziali. Per vincere la presidenza è poi necessaria la maggioranza dei 538 voti elettorali.
Il processo di nomina dei voti elettorali varia a seconda dello Stato e del partito, ma generalmente avviene in due modi. Prima delle elezioni i candidati dei partiti politici vengono scelti dalle loro convention nazionali o vengono votati dal comitato centrale del partito.
Ci sono così 538 votanti che poi a loro volta votano per il presidente e il vicepresidente che sono i grandi elettori. A ognuno di loro viene assegnato un certo numero di collegi elettorali in base al numero dei distretti congressuali che hanno, più due voti aggiuntivi che rappresentano i seggi del Senato dello Stato in cui si sono candidati.
Per quanto riguarda l’assegnazione di tutti i voti dei collegi elettorali, sono generalmente attribuiti a chiunque abbia vinto il voto degli elettori ordinari nello Stato. Ci sono solo due Stati, il Maine e il Nebraska, che dividono i voti del collegio elettorale in base alla proporzione dei voti ricevuti da ciascun candidato.
Per questa ragione i candidati presidenziali prendono di mira specifici Stati con il maggior numero di collegi elettorali come l’Ohio, il Texas, la Florida e la California piuttosto che cercare di conquistare il maggior numero possibile di elettori in tutto il Paese. In alternativa un candidato potrebbe vincere con una valanga di voti e raccogliere lo stesso numero di collegi elettorali.
Per un candidato è quindi possibile diventare presidente vincendo un numero di gare serrate in alcuni Stati, nonostante abbia meno voti in tutto il Paese. Per ogni Stato che vincono si avvicinano ai 270 voti elettorali validi cui hanno bisogno per vincere le elezioni.
A metà dicembre saranno questi grandi elettori a formalizzare l’elezione del presidente degli Usa, e solitamente votano per il candidato che hanno promesso di sostenere.
Nonostante la campagna elettorale sia al termine, la pandemia di coronavirus ha gettato molti nell’incertezza. Il virus ha già colpito drammaticamente la corsa delle elezioni, compreso il caos causato da Donald Trump dopo che gli è stato diagnosticata la positività al Covid-19.
Non è inoltre chiaro come sarà il giorno delle elezioni, visto che recandosi a votare c’è il rischio di contagiarsi. Un numero record di persone dovrebbe votare prima del 3 novembre optando per i voti postali e questo potrebbe significare che il risultato potrebbe non essere dichiarato la notte delle elezioni. Si dice che sia via posta o di persona nei seggi già aperti abbiano già votato almeno 90 milioni di americani.
A poche ore dal giorno delle elezioni l’ex vicepresidente Joe Biden, il candidato del partito democratico, è di poco avanti secondo i sondaggi rispetto al presidente repubblicano in carica Donald Trump.