Venezuela. Continua il blackout: scambio di accuse tra i due presidenti

13 morti in un ospedale per la mancanza di energia elettrica.

di Guido Keller

Ancora una giornata di manifestazioni contrapposte in Venezuela, dove oltre a sfilare i sostenitori dell’autoproclamato presidente Juan Guaidò, vi è stata anche la Marcia antimperialista bolivariana indetta da Nicolas Maduro. Davanti ai migliaia di sostenitori Maduro ha attribuito ad un “sabotaggio criminale” il blackout elettrico che da qualche giorno interessa l’intero paese, e della cosa ha accusato gli Usa, i quali avrebbero a suo dire agito servendosi di cyber attacchi e di “sabotatori golpisti infiltrati” nell’ente elettrico nazionale, la Corpoelec.
In realtà non sono da oggi critiche le forniture di energia elettrica, anche per la scarsa manutenzione alle dighe, per il ridotto afflusso di acqua negli invasi e per il mancato pagamento dei dipendenti, ma il caso attuale viene ad essere eccezionale per l’area interessata, pressoché tutto il paese, e il tempo. Maduro ha spiegato ai suoi che per ben tre volte si è tentato di ripristinare la corrente elettrica, ma che in tutti i casi sono intervenuti sabotatori.
Così alle vittime degli scontri e della repressione si sommano anche i 13 morti denunciati dall’ospedale Manuel Nunez Tovar di Maturin per la mancanza di generatori, nonostante il ministro della Comunicazione, Jorge Rodriguez, avesse affermato l’assenza di vittime per il fatto che preventivamente il governo aveva dotato ogni struttura sanitaria di generatori.
Il paese è pressoché bloccato, non funzionano internet, le transizioni bancarie, le celle frigorifere e quant’altro di può immaginare, e Guaidò ha invitato i manifestanti a “denunciare il vero responsabile della crisi elettrica, della benzina, dell’acqua, degli ospedali, persona che ha nome e cognome: Nicolas Maduro!”.
Intanto restano bloccati ai confini gli aiuti umanitari che Maduro vede come un cavallo di Troia degli Usa per invadere militarmente il paese, il quale è ormai ridotto alla fame e con un’inflazione data oggi al milione per cento, ma che secondo il Fmi potrebbe arrivare entro la fine dell’anno ai 10 milioni per cento.